Regia: Walerian Borowczyk
- Ciao dottor Jekyll!
- Non c'è più il dottor Jekyll
- Ciao dottor Jekyll!
– Il mio nome è Hyde, signor Hyde.
Il dottor Jekyll un giorno capì
che era proprio questo Mr. Hyde quello che amavamo in lui
Signor Hyde, quel bastardo
Il dottor Jekyll è ben contento di essere diventato Mr. Hyde; se la canta e se la suona, proprio come la chansonette di Serge Gainsbourg in apertura; con la stessa filosofica disinvoltura del proprio vizio, le sigarette per Serge (sembra quasi sentirlo tirare volute di fumo tra una strofa e l’altra) e Mr. Hyde per Jekyll.
Il Dr. Jekyll (Udo Kier) e la fidanzata Fanny Osbourne (Marina Pierro), danno un party per annunciare il loro fidanzamento. Ma l’atmosfera si guasta dalla notizia che una bambina è stata massacrata e seviziata lì vicino. E la festa continuerà a guastarsi come l’avanzo di torta fuori dal frigo quando anche gli invitati cominceranno a schiattare come mosche. A Fanny tocca la sconcertante scoperta, che il maniaco seviziatore è il dottor Jekyll che questa volta, anziché bere l’intruglio ci si fa il bagno dentro una vasca, diventando un Mister Hyde lombrosiano e con un pene da fare invia a quello di Rocco Siffredi.
Ma la cosa la affascina…
Il dottore bifamiliare più celebre della letteratura vittoriana, questa volta trova una rilettura ad opera del Boro – per gli amici, ma anche per comodità di pronuncia (a proposito volete sapere come si legge? Vai qui) – un po’ originale, se non altro per il cotè di una storia ormai arcinota.
Il Boro scrive la sceneggiatura e trova pane per i suoi denti di cultore e cantore dell’erotismo raffinato, da vecchio libertino ormai fuori dal tempo: libido repressa, morale borghese, voglie languide, trini e merletti. E su tutto, campeggia un Mr. Hyde talmente dionisiaco che spernacchia su tutte le convenzioni sociali, con il “pennarello” grosso.
Erotismo, horror, humor nero sono gli ingredienti di questa ricetta, messa in scena con un’estetica decadente ed efficace a servizio del voyeurismo: Fanny spia Jekyll che fa il bagno nella tinozza con la pozione, mezzo viso occhieggia, specchiandosi su una superficie riflettente che forma anche l’altra meta distorta (ed è subito metafora lampante), in un gioco di soggettive di lei che guarda e noi che facciamo i guardoni: peeping tom al cubo. Ma quando si tratta di occhio caldo il buon Boro la sa lunga…
Infatti, com’era bella Marina Pierro, musa napoletana dalle lunghe ciglia brune, gli occhi scuri come due pozzi dell’anima e le labbra carnose da statua greca, probabilmente al top della sua collaborazione col regista polacco (non ho mai visto l’ultimo, La Regina della notte, ma pare che lei riesca ad essere seducente anche solo truccandosi allo specchio) e lo stesso vale per quest’ultimo: la parabola artistica del Boro sta arrivando alla fine, gli anni Ottanta incombono e i tempi cambiano.
Udo Kier invece è un Jekyll lunare, che con questo ruolo porta a casa il trittico dei mostri vittoriani, anche se quello che mi ha sorpreso è che Mr. Hyde non è lui truccato, bensì un altro attore (Gèrard Zarcberg) che dà al genio malvagio un aspetto quasi alieno con quegli occhi ravvicinati e piccoli.
Di grosso c’è già altro.
Non per tutti, ma sicuramente l’ultima gemma del maestro prima dell’eclisse. Il buon dottore ha avuto molte facce (in tutti i sensi) ma questa è la più ineffabile, come il mondo muliebre del dottor Walerian, che si perde fra le volute di fumo soffiate da Monseur Serge, il quale da altro bon viveur ci saluta cantandoci che:
Il dottor Jekyll non ha mai avuto in vita sua
Che piccole puttane a cui non importava di lui
Mister Hyde nel suo cuore
Ho preso appunti per il dottore
Bonne film!
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