Regia: Pedro Almodòvar
Con ancora fresco nella memoria il profumo dell'incenso che ha accompagnato la cerimonia religiosa, dedicata al distacco della persona cara, mi appresto alla visione del film che denuncia una problematica ancora poco normata e soprattutto poco discussa.
Proprio perchè legata alla conclusione dell'esistenza umana, l'eutanasia è una questione puntualmente procrastinata nel programma politico e legislativo della stragrande maggioranza dei governi e degli Stati. Ridotta a una sordida pratica, ai limiti della depravazione, paragonata al sesso estremo, se ne trova sfogo nel dark web, uno spazio la cui desolazione e visicidezza non è nemmeno fisica.
La protagonista aveva già deciso da tempo, si era preparata, staccandosi da quel mondo che le aveva dato, ma anche tolto tanto. Donna in carriera, forte, non solo nel carattere. L'assurdità più acuta è che si arriva a sperare di non avere una sana e robusta corporatura.
Quando il cuore forte batte in un corpo che subisce il dolore, l'angoscia, la vergogna e l'imbarazzo di una malattia destinata a vincere, quando la condizione alterata del corpo intacca anche la mente rendendo difficoltosa la conversazione, l'ascolto e la lettura, quando la vita viene privata di quanto più umano una persona abbia, la socialità e la percezione della bellezza, del piacere e dell'armonia, che senso ha portare avanti un'esistenza che è solo biologica?
In un mondo che è sempre più veloce, dinamico, teso al successo e al progresso in qualsiasi campo, ammettere che in molti casi vada alzata bandiera bianca, non sembra essere un'ipotesi plausibile. Mentre la cura viene sbandierata, giustamente, e festeggiata con scroscianti applausi, e ci mancherebbe, manca l'attenzione verso l'eventualità, purtroppo anch'essa altrettanto presente, che la medicina e la tecnologia non bastino, non risolvano, non guariscano.
In quei casi sono il paziente stesso e i suoi cari, altra assurdità lacerante, a tifare per la malattia e ad incitarla per stringere i tempi. La soluzione che la protagonista trova, da sola, ma che necessita, per attuarla, di un accompagnamento, perchè nessuno vuole morire solo, le permette di uscire di scena con dignità, come lei voleva, pulita, e asciutta, senza spasmi o contrazioni.
Dedicato allo spettatore che al cinema vuole commuoversi e pensare. Ottima l'interpretazione delicata e coraggiosa delle due attrici, una delle quali nel duplice ruolo madre/figlia.
Voto: 9.5
Buona visione,
Diva Artemide
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