Regia: Rhys Frake-Waterfield
Dimenticate il dolce ricordo del Bosco dei Cento Acri, con Winnie the Pooh: Sangue e Miele, il regista Rhys Frake-Waterfield ci trascina in un incubo grottesco, dove l’orsacchiotto amante del miele e il timido Pimpi si trasformano in spietati assassini, dimostrando che nemmeno l’infanzia è al sicuro dall’orrore.
La trama segue Christopher Robin, ormai adulto, che ha abbandonato i suoi amici d’infanzia. Traditi e lasciati a sé stessi, Pooh e Pimpi, ridotti a bestie selvagge e violente, scatenano una furia sanguinosa contro chiunque osi avventurarsi nel loro bosco. Addio miele, benvenuta vendetta.
Le ambientazioni, un tempo rassicuranti, si trasformano in un teatro di orrori low-budget: nebbie artificiali, maschere di lattice e gore volutamente esagerato definiscono un’estetica tanto ridicola quanto inquietante. Tra scene improbabili e dialoghi dimenticabili, il film si diverte a mescolare nostalgia e follia in un mix surreale.
Il messaggio? Non abbandonare mai gli amici, soprattutto se hanno un passato traumatico e una passione per la violenza. La recitazione può lasciare a desiderare ma Pooh e Pimpi emergono come vere star, grazie alla loro presenza grottesca e assurda.
Nonostante le critiche, il film è diventato un cult del trash-horror, tanto da spingere il regista a realizzarne un sequel, uscito nel 2024. La seconda parte promette ancora più sangue e assurdità, consolidando il franchise come un’esperienza volutamente delirante.
Winnie the Pooh: Sangue e Miele non è per tutti, ma chi cerca un’avventura surreale e volutamente ridicola potrebbe trovarlo irresistibile.
Consiglio: portate del miele e preparatevi al peggio.
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Buona visione,
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