La Casa - Il Risveglio del Male: Recensione del film



Regia: Lee Cronin

La Casa – Il Risveglio del Male è un incubo viscerale che strappa via ogni senso di sicurezza, gettando lo spettatore in un abisso di terrore e follia, dove il male si risveglia per non addormentarsi mai più. Ogni angolo oscuro nasconde un orrore pronto a divorare chi osa avvicinarsi.


BREVE SINOSSI

In La Casa – Il Risveglio del Male, due sorelle, ormai distanti, si ritrovano in un condominio fatiscente di Los Angeles per tentare di ricucire il loro legame. Ma quando uno strano libro maledetto viene rinvenuto nel palazzo, un’oscura forza demoniaca viene risvegliata, portando con sé un'ondata di orrori. Intrappolati e senza via di fuga, i protagonisti devono affrontare un male primordiale che trasforma i loro peggiori incubi in una spietata realtà.


ANALISI E PARERE PERSONALE

La Casa – Il Risveglio del Male è un horror splatter con tinte soprannaturali, diretto da Lee Cronin e uscito nel 2023. Il film, quinto capitolo della serie cult Evil Dead, è un sequel che reinventa il male in una nuova ambientazione urbana, portando in città la violenza e l'orrore di una delle saghe più iconiche del genere. Con effetti cruenti e una tensione inesorabile, questa pellicola riafferma il potere e la malvagità del Necronomicon. Due sorelle, segnate dalle difficoltà della vita, si ritrovano in un vecchio condominio di Los Angeles per ricostruire il loro rapporto. La loro riconciliazione, però, prende una piega oscura quando un antico libro maledetto viene rinvenuto tra le mura del palazzo, liberando una forza demoniaca che trasforma l’edificio in una prigione di terrore. Ora, senza via di fuga, dovranno affrontare una presenza maligna decisa a sprofondarli in un incubo senza fine. Dopo questa premessa, analizziamo insieme quali sono gli elementi che costituiscono questo film:


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Trama

La trama sposta l’iconico male della serie Evil Dead dalla classica baita isolata nel bosco a un contesto urbano, un condominio fatiscente di Los Angeles. Questo cambiamento è interessante, poiché elimina la rassicurante distanza dell'ambientazione boschiva e porta l'orrore direttamente tra le mura di casa, in una realtà più quotidiana e riconoscibile. Tuttavia, mentre l’idea di un setting urbano può sembrare originale, il film fatica in alcuni momenti a sfruttare al massimo questa ambientazione; i corridoi e gli appartamenti appaiono a tratti claustrofobici, ma non riescono sempre a mantenere quella sensazione di minaccia imminente che caratterizzava l’originale baita nel bosco.

A livello narrativo, la trama introduce un legame emotivo tra le due sorelle, esplorando la loro complessa relazione, un elemento interessante che aggiunge una dimensione emotiva e di vulnerabilità ai personaggi, rendendoli più umani e meno sacrificabili. L'approfondimento del loro rapporto però non è sempre integrato al meglio con la componente horror, risultando a tratti dispersivo per chi cerca un ritmo incalzante e tipicamente splatter.

Il regista sfrutta abilmente l’effetto shock, il gore e il make-up per mantenere vivo il fascino viscerale della saga, con scene macabre che richiamano l’estetica degli anni ’80 e rendono omaggio agli albori di Evil Dead. Il film, però, sembra essere troppo dipendente da questi elementi, sacrificando in parte l’equilibrio tra tensione e orrore. La sceneggiatura segue uno schema familiare, con un Necronomicon che riappare senza particolari variazioni, e non si discosta molto dai cliché del genere, rendendo prevedibili alcune situazioni.

Sicuramente questo capitolo offre una buona dose di spaventi e orrore per i fan del franchise, ma rischia di non lasciare un segno indelebile. Con la sua estetica retro e i richiami agli episodi originali, è capace di soddisfare chi cerca un’esperienza horror sanguinolenta, anche se potrebbe deludere chi spera in un’evoluzione narrativa o in un’innovazione sostanziale.


Personaggi

I personaggi principali ruotano intorno a due sorelle, Beth e Ellie, che rappresentano due archetipi contrastanti: la madre che lotta per i propri figli e la sorella fuggitiva che ritorna a casa con una vita ancora incerta. Questo contrasto crea una dinamica di fondo interessante, anche se in parte stereotipata: Beth è la sorella minore, più fragile e disorientata, mentre Ellie è una madre single più radicata e responsabile, anche se entrambe devono confrontarsi con le loro paure e difetti. Questo rapporto familiare rende la minaccia demoniaca ancora più destabilizzante, poiché la posta in gioco è personale e amplificata dall’affetto e dalla protezione dei propri cari.

Ellie, interpretata con intensità, riesce a rappresentare un orrore viscerale una volta posseduta, con una trasformazione che sfrutta la tensione tra il ruolo materno e la perversione di esso sotto l’influenza demoniaca. Tuttavia, il personaggio soffre a tratti della mancanza di una vera caratterizzazione pre-possessione: vediamo una figura materna forte ma senza troppa introspezione, il che la rende un po' bidimensionale rispetto alle possibilità offerte dal suo ruolo.

Beth, d’altro canto, viene sviluppata come un’outsider che deve scoprire la sua capacità di proteggere i nipoti. La sua evoluzione è prevedibile ma comunque ben eseguita, portandola da una posizione di fragilità emotiva a una sorta di eroina improvvisata. Il suo percorso di resilienza risulta convincente, anche se il suo sviluppo psicologico sembra un po' frettoloso, con pochi momenti per esplorare davvero le sue insicurezze e paure in modo completo.

I bambini di Ellie sono ben rappresentati nella loro innocenza e vulnerabilità, in particolare la figlia più giovane, che diventa la figura più empatica e suscettibile allo spettatore. Purtroppo, anche qui si cade spesso in alcuni cliché dell’horror: i bambini esca sono utilizzati principalmente come elementi di tensione per rendere più intensa l’azione e il pathos, senza però ricevere un reale approfondimento psicologico. La loro caratterizzazione risulta quindi funzionale all’orrore, ma manca di sfumature che li rendano memorabili.

In sintesi, i personaggi del film funzionano a livello simbolico ed emotivo, soprattutto per la connessione familiare, ma faticano a brillare come individui autonomi. Sono principalmente veicoli per l’orrore e la trama, piuttosto che figure approfondite e indimenticabili, il che lascia il film con un senso di prevedibilità e qualche occasione mancata di rendere i protagonisti davvero memorabili.


Prova recitativa

La prova recitativa si distingue per l’impegno degli attori nel rendere credibile una storia di orrore sovrannaturale pur con limiti imposti dal genere e dai personaggi. Alyssa Sutherland, nel ruolo di Ellie, è probabilmente la più memorabile: la sua interpretazione prima di madre affettuosa e poi di demone inquietante è intensa e sfumata. Sutherland riesce a trasmettere un senso di familiarità stravolta dal male, utilizzando espressioni facciali e gestualità che trasformano il suo personaggio in una figura disturbante. La sua interpretazione da posseduta è efficace, ma talvolta eccede nel forzare lo spavento, sacrificando qualche sfumatura per ottenere un effetto più diretto e cruento.

Lily Sullivan, che interpreta Beth, riesce a conferire al suo personaggio una fragilità iniziale che si trasforma in determinazione man mano che l’orrore avanza. La sua prova recitativa è convincente nel ritratto di una donna che scopre la propria forza interiore, ma in alcuni momenti sembra un po' trattenuta, con un’intensità che non sempre rispecchia la gravità degli eventi. Nei momenti più concitati, Sullivan dà prova di buona presenza scenica, ma manca forse di un impatto emotivo profondo che avrebbe potuto rendere la sua interpretazione ancora più memorabile.

Per quanto riguarda i bambini, in particolare la giovane attrice che interpreta la figlia minore, il risultato è variegato. La loro recitazione è adeguata, anche se chiaramente limitata a reazioni di paura o vulnerabilità tipiche del genere. I giovani attori riescono a trasmettere un senso di innocenza minacciata, e questo contribuisce a creare empatia e tensione nello spettatore. La loro caratterizzazione è funzionale alla trama, e le interpretazioni, pur solide, non hanno spazio per mostrare molta complessità emotiva.

Nel complesso, la prova recitativa del cast è all’altezza della narrazione e mantiene una buona dose di tensione. Gli attori si cimentano in ruoli impegnativi dal punto di vista fisico ed emotivo, specialmente nelle scene di orrore più esplicite, e la loro dedizione rende alcune scene particolarmente efficaci. Nonostante l’impegno, la recitazione è in alcuni punti ridondante o sacrificata alle esigenze visive del film, risultando a tratti sopra le righe e in altri un po' piatta.


Ambientazione

L’ambientazione della pellicola è uno dei cambiamenti più interessanti apportati alla saga, che sposta il terrore dalla tipica baita isolata nel bosco a un condominio fatiscente nel cuore di Los Angeles. Questa scelta di setting urbano, se da un lato introduce un nuovo tipo di claustrofobia, dall’altro porta con sé alcune limitazioni che il film non riesce sempre a superare.

Il condominio in cui si svolge la storia è vecchio e malandato, con lunghi corridoi scarsamente illuminati, pareti scrostate e stanze anguste, elementi che favoriscono la tensione e creano un senso di isolamento, nonostante si trovino in una città. Tuttavia, l’ambientazione urbana non viene sfruttata appieno: le possibilità di far interagire i protagonisti con il contesto cittadino rimangono inesplorate, e il condominio diventa quasi un microcosmo chiuso, simile per molti versi alla baita isolata. Di fatto, non si percepisce mai veramente l'ambiente esterno né la sensazione di minaccia in una grande città, riducendo l’innovazione del setting urbano a una semplice cornice scenografica.

L'edificio stesso contribuisce a una sensazione di desolazione e di inquietudine, grazie alla sua struttura decadente e alle scarse vie di fuga. L'utilizzo degli spazi appare limitato: le sequenze si concentrano principalmente su pochi ambienti (l’appartamento, il corridoio), e manca un’esplorazione più ampia, che avrebbe potuto offrire più varietà scenografica e possibilità narrative. Il potenziale della location viene trascurato, rendendo l’ambiente un po' statico e ripetitivo, specie nei momenti di maggiore tensione.

A livello visivo, la palette cromatica cupa e le scelte di illuminazione riescono a trasmettere un’atmosfera opprimente e angosciosa, ideale per una storia horror. Alcune scelte sembrano convenzionali e poco distintive rispetto ad altri horror moderni: il buio perenne, le luci fredde e il senso di abbandono rischiano di apparire più come cliché che come soluzioni innovative. Il condominio appare quindi un po' anonimo, privo di una personalità architettonica o storica che avrebbe potuto arricchire l’ambientazione.

Sicuramente l’ambientazione del film ha il potenziale per offrire un nuovo punto di vista nella saga, ma risulta sfruttata solo in parte. Sebbene crei un’atmosfera cupa e claustrofobica, il film rimane visivamente legato a scenari familiari senza osare sperimentare con la verticalità, la complessità o l’interazione sociale che un setting cittadino potrebbe offrire.


Conclusione

In conclusione, La Casa – Il Risveglio del Male riesce a mantenere lo spirito orrorifico e sanguinolento della saga Evil Dead, offrendo una buona dose di spaventi, gore e tensione, ma senza mai superare pienamente i limiti del genere. Il cambio di ambientazione dal bosco alla città aggiunge un’interessante dimensione claustrofobica, anche se non viene sfruttato a fondo per arricchire l’esperienza. Le interpretazioni del cast, in particolare quella di Alyssa Sutherland, contribuiscono a rendere il terrore credibile, anche se la caratterizzazione dei personaggi rimane in parte sacrificata a favore dell’azione. Questo nuovo capitolo della saga è quindi una visione soddisfacente per i fan dell’horror viscerale, ma potrebbe lasciare insoddisfatti coloro che sperano in una narrazione più profonda o in un’ambientazione più originale.


PUNTI DI FORZA

Atmosfera claustrofobica e visivamente disturbante

Interpretazione di Alyssa Sutherland

Effetti gore di qualità

 

PUNTI DEBOLI

Ambientazione urbana poco sfruttata

Personaggi poco sviluppati

Dipendenza da cliché horror

Buona visione!



Trailer



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