Regia: John Landis
Pronti al Natale?
Noi di Recensissimo abbiamo un diverso senso di tradizione, o una tradizione che fa senso, fate voi.
Quindi altro Natale, altro classico, ma stesso John Landis: scordatevi la risata di Eddie Murphy in Una poltrona per due alla vigilia, e non indossate i Ray-Ban di John Belushi in The Blues Brother a Natale, ma…Stante lontani dalla brughiera e soprattutto: attenti alla luna!
Signore e signori: Un lupo Mannaro Americano a Londra.
Niente Jingle Bells, ma Blue Moon in sottofondo e tutte la colonna sonora a base di canzoni sulla Luna e vai di Classico per un Classico in linea col rosso del Natale.
1969: un giovane attrezzista cinematografico americano in Jugoslavia è sul set di I guerrieri. Mentre si sposta da Belgrado a Novi Sad, assiste ad un funerale zingaro, dove il corpo di un uomo viene seppellito col corpo avvolto da rosari e trecce d’aglio affinché non ritorni. Pare infatti che la buonanima fosse uno stupratore, ucciso mentre cercava di fuggire…
No, non è la trama del film, ma il fatto accaduto a John Landis, che ha continuato a frullargli in testa in attesa che la sua carriera decollasse. Passano gli anni (e le lune) e il nostro, fresco del successo di The Blues Brothers, può finalmente scegliere di dirigere il soggetto che gli sta a cuore: in realtà ne avrebbe due, un ricordo slavo e Un americano alla corte di Re Artù di Mark Twain, ma gli siamo eternamente grati perché il licantropo yankee in trasferta è sbarcato al cinema all’alba degli anni Ottanta, dando al lupo mannaro un nuovo ciclo (lunare e non).
David Kessler e il suo amico Jack Goodman, sono in vacanza studio e girano l’Inghilterra. Una sera arrivano nel ridente (si fa per dire) villaggio di East Proctor e cercano alloggio nell’amena locanda di L’agnello macellato, dal quale vengono cacciati dopo aver chiesto il significato di un pentacolo dipinto sul muro e col consiglio di stare lontani dalla brughiera e attanti alla luna. Ah, se avessero avuto Airnbnb…Ma siamo nell’81 quindi ciccia. Avete la nostalgia di quegli anni? Attenti alla luna e a tutti gli altri segni zodiacali. Comunque, mentre transitano nel bosco vengono assaliti. Jack muore e David viene ferito. Si risveglierà tre settimane dopo in un ospedale londinese fra strani sogni aggressivi, scoprirà l’amore di un’infermiera e riceverà le visite del fantasma di Jack che lo istiga al suicidio per spezzare la maledizione: David è un licantropo è la prossima luna piena si trasformerà e ucciderà altre persone, creando nuovi anime erranti…
L’Ululato o Un Lupo mannaro americano a Londra?
Per non ripetermi troppo vi rimando alla rece del primo che trovate più su.
In termini horror è come chiedere se preferisci la mamma o il papà (o Bela Lugosi a Christopher Lee). Usciti quasi in contemporanea, hanno segnato una nuova luna per i lupacchiotti: più fiabesco e sensuale il primo, più miscelato nel cocktail orrore/commedia il secondo.
Perché entrambi, oltre alla trama e all’atmosfera hanno puntato la luce (lunare, ovvio) sulla trasformazione, che sarà uno dei concetti chiave negli horror degli anni Ottanta, assieme a giacche improbabili e batterie elettroniche.
La trasformazione strappa carne, viva, in diretta, è il punto focale del film, nella scena iconica più imitata dagli aficionados, dove David si ingobbisce, si contorce, dimostrando che cambiare fa un male cane (lupo). Dobbiamo ringraziare Rick Baker per aver permesso tutta questa iconicità, facendo il Giuda per qualche dollaro (d’argento?) in più, trasbordando dal set dell’Ululato al lupetto Yankee. Però ha lasciato agli altri il suo allievo Rob Bottin; Iscariota sì, ma signore.
Ha pure vinto l’Oscar al trucco, categoria inventata dopo questo film.
A proposito di imitazioni: mentre era in tour, Michael Jackson vide il film e ne rimase talmente affascinato da volere la stessa idea per il suo video Thriller, sempre ad opera di Baker e Landis.
Se la metamorfosi è la spezia forte, il film però funziona anche grazie all’equilibrio degli altri ingredienti: l’orrore della bestia che semina il panico a Piccadilly Circus, gli incubi di David, la love story con l’infermiera Alex e il lato più grottesco, come le visite del fantasma di Jack sempre più decomposto, o gli zombi/vittime al cinema porno che rimproverano David di averli uccisi e dove Landis piazza la sua zampata proiettando il suo filmetto macguffin presente in tutti i suoi film: See you next Wednesday.
Un equilibrio che sarebbe stato facile sbagliare, ma che riesce grazie alla bravura del regista e alla colonna sonora a tema lunare: Blue Moon, Moondance, Bad Moon Rising e via ululando.
Poiché la luna è mutevole, Landis di quando in quando ha parlato di un seguito, ma non si è mai realizzato. La trasferta parigina del ’97 l’ha fatta Anthony Waller con più umorismo da bambocci, soggettive dei lupi scippate (in peggio) a Wolfen e CGI da discount; in pratica una mezza luna.
Consigliato.
Buon Natale e buona luna nuova.
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