Ciao amici di Recenssisimo!
Oggi io e Cristian abbiamo avuto l'onore di parlare con Federico Zampaglione, un nome che risuona tanto nel panorama musicale quanto in quello cinematografico italiano.
Frontman dei Tiromancino e regista di film che spaziano dal thriller all'horror, Federico Zampaglione ha dimostrato di essere un artista poliedrico che ha saputo conquistare il pubblico sia con la sua musica che con il suo talento cinematografico.
Federico Zampaglione è tornato con un nuovo capitolo della sua carriera cinematografica: The Well, un film che promette di scuotere il pubblico.
The Well, torni al cinema e lo fai in grande stile con questo horror mozzafiato, violento e disturbante. Raccontaci, com'è nato questo film?
The Well nasce dalla paura del pozzo, perché da quando è successa quella tragedia del piccolo Alfredino Rampi che io seguivo con grande dispiacere mi è rimasto dentro e mi ha colpito fortemente. Poi anche il fratello di un mio amico una notte scomparve e lo trovarono in un pozzo. Sono due episodi che mi hanno fatto sempre pensare al pozzo come ad una paura di quelle profonde. Casualmente, chiesi anche a mia moglie quale fosse una cosa che la spaventasse e lei mi ha risposto proprio il pozzo.
Tulpa e The Well hanno una cosa in comune, il nome della protagonista Lisa. La scelta è casuale o c'è un collegamento?
E' un nome che mi suona sia italiano che internazionale e volevo anche lasciare un collegamento tra queste due storie di due diverse Lisa. Mi sono divertito a creare la vicenda di due donne che hanno lo stesso nome. Inoltre Tulpa e The Well sono due film completamente diversi. Shadow e The Well è il tipo di cinema che mi appartiene e che rispecchia più il mio modo di esprimermi. Con Tulpa ho fatto un omaggio a un momento preciso del cinema italiano, un genere preciso come il giallo all'italiana che non ha molto a che vedere con l'horror vero e proprio essendo un altro immaginario. E' più che altro un film tributo e va visto così Tulpa. Dipende poi molto dal clima che si crea tra le persone sul set e tutto questo gioca un ruolo fondamentale. Su The Well e su Shadow sentivo che le cose andavano fluide, nel senso che si era innestata un'energia, c'era uno spirito guida, che faceva andare bene le cose. Sul set di Tulpa mi resi conto sin da subito che mi trovavo su un set difficile e si creavano con facilità disarmonie.
Come hai scelto il cast di The Well?
Per la parte italiana mi ha aiutato la Bad Boss Production, è una produzione che fa anche casting e hanno trovato dei ruoli eccezionali. Poi altri li ho trovati io personalmente. Per esempio con Lauren LaVera ho visto Terrifier e le ho scritto un messaggio su Instagram dicendo che il film mi era piaciuto tanto e la sua risposta è stata: Ah mi fa piacere, mio marito è un tuo grande fan! e mi rispondeva in italiano. Si è creato un dialogo e le ho detto che stavo per girare un film, le ho proposto di leggerlo e di farmi sapere. Una volta letto era entusiasta e ha deciso di farlo. E' stato un bel connubio tra attori italiani e americani. Parliamo di attori di un certo livello e spessore: Claudia Gerini ha fatto tantissimi film e tantissimo cinema, mia figlia ha fatto già altri film. Sono attori che ci credevano veramente, erano presi dalla storia e hanno messo tutto se stessi.
Che rapporto hai con gli attori dei tuoi film sul set?
Ogni attore è un mondo a sé, è come uno strumento che ha le sue corde e devi riuscire a farle vibrare e valorizzare. Per cui poi devi entrare con ogni singolo attore dentro il personaggio, dentro l'atmosfera. Mi capita anche di chiedere all'attore di proporre delle idee, a volte studio insieme all'attore una storia del personaggio che magari non si vede sullo schermo ma percepisci in quanto approfondisce l'anima del personaggio. C'è anche molta iperattività, scambio di contenuti, video, bozzetti. Quindi costruisco già da prima con l'attore una serie di cose da leggere, da vedere e diventa un percorso profondo.
Come hai affrontato le sfide nella realizzazione delle scene più intense?
Le scene in The Well andavano preparate bene. Ci voleva un bel lavoro con gli stuntman coordinator perché se fai fare quel genere di roba senza averla messa a punto gli attori si fanno molto male e li distruggi. Quindi ci voleva prima uno studio accurato delle coreografie, poi c'era tutto l'impiego degli effetti pratici. Erano scene molto impegnative e ci voleva la giusta preparazione: è facile sbagliare, si usa molto trucco e molto sangue.
Qual è stato il momento più difficile durante la produzione del film The Well?
Il momento più difficile sicuramente è stato di notte durante la scena del rituale che si vede nel quadro. E' stata una notte infernale dove non funzionavano molte cose sul set, era umidissimo e continuavano a rompersi le attrezzature e a non funzionare. Fu veramente una notte difficile.
Il film ha una sua poesia. Per quanto horror c'è, in alcuni momenti viene fuori una nostalgia del tempo che passa, della vita che se ne va.
Quanto di tuo metti nei film che giri?
Vivo un po' una doppia personalità. Da una parte canto delle canzoni romantiche piene di luce, di speranza, di positività e lì ho tutto un pubblico che mi segue da tanti anni e mi esprimo parlando del bene. Poi sono anche un regista molto dark allo stesso tempo e in questi casi mi concentro sul racconto del male. Con la musica racconto il bene, con il cinema racconto il male. Per me è un mio momento bellissimo da un punto di vista artistico, perché sento che sto esprimendo tutta una gamma di emozioni a 360 gradi. Il viaggio artistico è veramente complesso, perché appunto passo da una sera che sto sul palco mentre canto l'amore, canto canzoni che danno un senso di pace, di tranquillità e di benessere e poi il giorno dopo sto in una rassegna horror con gente che scappa dalla sala perché non sostiene alcune scene.
Come credi che il pubblico stia reagendo a questo tuo nuovo film?
Credo che il pubblico stia reagendo in modo molto positivo. Anche grazie al passa parola perché altrimenti il film sarebbe stato solo un giorno al cinema e poi si sarebbe spento, invece tutta la prima settimana è stato nella top ten dei film più visti.
Com'è nata la tua passione per l'horror?
E' nata da ragazzino. Un giorno mio padre mi portò nel tunnel degli orrori al luna park. Ho fatto questa esperienza agghiacciante, a causa dei suoni, per le urla, per le cose dentro molto orrorifiche e quando sono uscito fuori mi sono reso conto che avevo provato un'emozione sconvolgente ma allo stesso tempo meravigliosa e quell'immaginario mi aveva fatto impazzire. Ricordo un giorno, in prima media, che venne da mio padre il padre di una mia compagna di scuola, suonò alla porta e portò dei disegni e disse a mio padre: La prossima volta che suo figlio fa questi disegni e li fa vedere a mia figlia sono dolori. Praticamente disegnavo delle cose orripilanti, mostri per spaventare la mia compagna di banco e giustamente il padre si arrabbiò e venne da mio padre. A me già allora l'idea di spaventare mi faceva impazzire. Poi la vita mi ha portato ad altre cose, perché ho approfondito la carriera musicale e l'horror è rimasto una passione.
Qual è il tuo film horror preferito e il tuo regista preferito?
In realtà non ho mai pensato a fare horror, in quanto l'ho vissuto per tanti anni semplicemente come una grande passione e non avevo mai pensato di diventare regista di film horror. Lo vivevo come un appassionato vero e proprio. Ovviamente ho vissuto tutto il periodo delle grandi uscite in sala dei capolavori storici. Ricordo bene quando uscì Profondo Rosso, cosa succedeva, cosa diceva la gente. L'esperienza più traumatica che ho avuto con l'horror è stata la visione in sala di Suspiria. Per quanto riguarda invece il mio scrittore horror preferito, sono sempre stato molto amante di Edgar Allan Poe. Infatti il riferimento del pozzo e, se ci fate caso, ci sono alcune inquadrature in The Well del pendolo e del pozzo sono dei riferimenti a Edgar Allan Poe. E' un grande ispiratore con quel senso del macabro, per questo è il mio scrittore del cuore. In merito al mostro di The Well ci sono echi anche un pò di Lovecraft. Carlo Diamantini ha lavorato benissimo, ci ha messo il cuore lui e ci ha messo il cuore l'attore che interpretava Guron, perché lo mettevamo nel pozzo dalla mattina tutto truccato e pitturato con le vene, le piaghe; un processo che non finiva mai.
Così si conclude l'intervista con Federico Zampaglione. E' stato un piacere immenso poter parlare con lui del suo ultimo film The Well e del suo percorso artistico. Il team di Recensissimo ringrazia Federico per la disponibilità e la passione con cui ha condiviso con noi i dettagli del suo lavoro.
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Alla prossima!
Trailer
Bellissima recensione, complimenti! Unica nota... Il personaggio che sta nel pozzo si chiama Guron, e non Gulag come avete scritto!
RispondiEliminaOps..! Grazie correggo.
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