Regia: Jeff Burr
Benvenuti a Oldfield, amena cittadina malefica dei profondi anni Ottanta in provincia di Desolandia, dove le attrazioni turistiche sono pessimismo e fastidio. Come quei paeselli de noialtri che incroci su provinciali apatiche, dai nomi che finiscono in -ate,-zzo, -di sopra, -di sotto – e che, quando attraversi, senti il bisogno inconscio di premere l’acceleratore per superarli il prima possibile.
Però in un paesino che ha Vincent Price come bibliotecario, ecco, mi fermerei volentieri.
Ed è quello che succede alla reporter Beth Chandler, venuta ad Oldfield, Tennessee, per indagare sulla serial killer locale Catherine appena giustiziata (cameo di Martine Beswick), e che è anche la nipote dell’anziano bibliotecario Julian (Vincent Price). Vincent nostro però ribatte che la colpa è del villaggio specializzato nel male, anziché che so, distillare whisky come Lynchburg o festival di musica country come Nashville. Per provarle che non è colpa dell’ente del turismo, le racconta quattro episodi accaduti nel corso degli anni.
Si parte con Clu Gulager col look da ragionier Filini e dalla vita altrettanto grigia, che vive con la sorella in odore di incesto. Bene, il nostro si innamora della bella collega d’ufficio, e quando lei lo rifiuta lui la strangola e ne violenta il cadavere. Ma nove mesi dopo…L’inizio è tutto sulle spalle di Clu e del suo Stanley, passivo-aggressivo coi culi di bottiglia per occhiali il suo bagaglio di rapporti malati con le donne come il desolante tentativo di seduzione di Grace a cena fra gli sbuffi annoiati di lei: “A mia madre piacevano le patate dolci. È morta a 90 anni. Era una brava donna.” O quando brinda con la coppa di champagne nella camera mortuaria come se fosse una serata romantica.
Episodio più horror, con tanto di mostriciattolo finale che pare la versione Cicciobello del feticcio Zuni di Trilogia del Terrore.
Fuori i secondi: anni Cinquanta, un criminale in fuga e ferito, viene salvato da uno stregone vudù che vive in un bayou. Ma la gratitudine lascia il posto alla brama di lunga vita che lo stregone sembra padroneggiare; il contrappasso finale sarà una sofferenza oltre la morte. Come da scaletta, il secondo episodio è sempre il più deboluccio, anche se il finale in stile con la punizione in stile EC Comics è reso efficace più con l’idea che coi pochi trucchi.
Al terzo segmento, lidi di nuovo più horror per una storia d’ammore negli anni Trenta: Lui, lei e…il circo. Una ragazza si innamora di un mangia lamette della fiera, ma i due non hanno fatto i conti con la possessività della padrona del circo, che, come dona i poteri, li toglie e non in modo indolore...Fumettoso e abbastanza impressionante quando l’uomo “sputa” da corpo viti e bulloni sotto lo sguardo atterrito dell’amata.
Best for last: alla fine della guerra di Secessione un manipolo di soldati arriva ad Oldfield, popolata da bambini orfani e mutilati di guerra. Li attende una brutta sorte…Quasi un bignamino horror di Il Signore delle mosche, crudo e cinico, con una parata di bambini, storpie, ciechi e deformati dalle brutture della guerra che non fa sconti neanche agli adulti, come il soldato che circuisce piccola Amanda per farsi liberare e poi la strangola e le sussurra: “Ti meriti di andare in paradiso.”
Da prassi segue la chiusa sull’episodio cornice, perché che antologia horror è senza il colpo di coda finale?
Un gingillino interessante, povero di mezzi ma onesto di spaventi.
Jeff Burr (che sceneggia pure) e che avrà carriera da continuatore di saghe, da Puppet Master a Pumpikhead, riesce nell’impresa di creare un prodotto dignitoso, che sembra l’album dei ricordi della cittadina maligna, un po’ come la Derry di IT, o la Dunwich di Lovecraft. L’idea non è nuova, ma il rimestare nelle miserie e nei putridumi delle persone crea un senso di opaco nella coscienza dello spettatore.
Rispetto ad altri omnibus del periodo, sembra voler guardare agli anni Settanta, come dimostra la guest star di lusso, l’anziano Vincent Price che con la sua classe e il ciglio fare sornione, brinda “A Lovecraft e Poe, quei due master of horror”.
Salute, maestro.
Consigliato.
Buona visione,
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