Regia: Damien Leone
Ognuno di noi, pur avendone viste quantità più che industriali, ha una saga legata al panorama horror che può definire “la preferita”, e di conseguenza un personaggio che supera la concorrenza di tutti gli altri.
Tempo fa mi ero espresso in questo senso nei confronti di Saw, non tanto perché la reputavo migliore di altre ben più illustri uscite anni addietro (Hellraiser su tutte, per esempio, non me ne voglia lo zio Freddy), ma più che altro per il fatto di averla potuta seguire “in diretta” film dopo film, dovendo attendere il successivo con l’impazienza di chi spesso non ha la pazienza di aspettare. E poi diciamocelo, per un ventenne appassionato di horror, trovarsi al cinema dinanzi al primo Saw del 2004, è stata tanta roba.
Si ok tutto molto bello quindi, ma qualche annetto fa, il buon Damien Leone ha deciso che i tempi di Saw fossero superati e che nella mia personalissima classifica dovesse schizzare in alto un nuovo personaggio, con ovviamente tutto il corredo di film che lo vedono protagonista. Ecco quindi Art il Clown, un soggetto impossibile da non amare, con quel suo mix di sanguinosa violenza ed innocente demenzialità, che lo rendono a mio avviso unico nel panorama cinematografico.
E dopo Terrifier e Terrifier 2 che avevano fatto salire l’hype alle stelle, arriva il 31 ottobre 2024, con perfetto tempismo hallowenesco, Terrifier 3, per la gioia di tutti gli appassionati, che già avevano potuto leggere di notizie confortanti relative a malori ed episodi di vomitino pazzo durante le proiezioni in anteprima in altri paesi.
Brevemente la trama. Dopo gli apparentemente tragici avvenimenti del finale del capitolo 2, Art riesce a tornare in vita in maniera, per così dire, rocambolesca e niente, lo ritroviamo incazzato nero e ancora più assetato di sangue e brutalità varie assortite. Fine della trama, perché non c’è bisogno di altro, i fan del Clown questo vogliono…e questo avranno, oh si che ce l’avranno 😎.
E basta davvero poco per far capire quali siano le intenzioni di Leone, che già dalla prima scena pre titoli di testa dà sfoggio di tutto il potenziale che questo terzo episodio racchiude, regalandoci una sequenza bella succosa (ma non tale da giustificare i malori di cui accennavo sopra, a meno che non si parli di persone che magari credevano di andare a vedere Barbie), che mette già il film sui giusti binari, non facendo sconti a nessuno e non risparmiando nessuno. Ben tornato Art 😍.
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Il seguito poi non si discosta molto da questo inizio, con Santa Clown (geniale l’appellativo affibbiatogli durante uno degli sketch più divertenti), che procede con il modus operandi che ormai conosciamo bene, e che lo vede passare con grandissima nonchalance dall’amputare teste ed arti come se non ci fosse un domani, al mangiarsi teneramente un biscottino inzuppato del latte prima di lavare con cura i piatti, oppure al distribuire sorridente regali ai bambini come il miglior Babbo Natale. Ecco sorvoliamo poi sul contenuto dei regali, ma questo è un altro discorso.
David Howard Thornton ormai si è calato brillantemente nel personaggio, riuscendo a trasmettergli quella mimica che contribuisce a garantirgli l’unicità di cui parlavo prima e anche Lauren LaVera conferma quanto di buono aveva iniziato nel Terrifier 2, garantendosi quel ruolo da final girl che da buon fanboy di Art non posso chiaramente vedere di buon grado, ma che devo ad ogni modo apprezzare dal lato squisitamente tecnico e pure da quello estetico (cercare google immagini se siete dubbiosi o stranosessuali). E non dimentichiamo pure le brevi apparizioni di un Chris Jericho che si fa trucidare senza manco abbozzare una Codebreaker o una Walls of Jericho e di un Tom Savini che a mio avviso si sarà divertito parecchio a sguazzare in mezzo a tutto quel sangue.
E proprio la citazione di Tom Savini mi vien utile per lodare ancora una volta il lavoro di Damien Leone con gli effetti speciali, sempre estremamente realistici e assolutamente sopra le righe se rapportati alla mosceria che eravamo abituati a vedere nei film recenti. Grande coraggio per lui quindi, che non si pone limiti e ci regala alcune sequenze davvero pregevoli, come per esempio quella dei topi (musofobici fuggite a gambe levate 😨).
Il solito finale non esattamente realistico, e che strizza quanto mai l’occhio alla componente sovrannaturale, chiude bene la faccenda, ponendo le basi per il prossimo capitolo, sul quale siamo chiamati a riflettere ascoltando la canzoncina finale che accompagna i titoli di coda, e che aiuta a ricordare l’uso di tutte quelle simpatiche musichette natalizie che fanno da sfondo alle peggiori barbarie perpetrate da Art.
Che dire, è sempre un piacere, e se siete fan della saga e dell’horror bello incazzoso e splatteroso non mancate l’appuntamento. Se invece siete amanti degli horrorini in stile Robert Eggers potete pure sorvolare.
Buona visione,
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