Intervista con la Vampira: Recensione del Film



Regia: Jon Jacobs


Per questa recensione nessun neurone è stato maltrattato a ricordare troppo il film, nessun nervo ottico è stato sottoposto a rewatching di fotogrammi. Solo alle mani è toccato battere sui tasti per scrivere di questo film, complici di sinapsi imbarazzanti che hanno tirato fuori dai cassetti della memoria ‘sto titolaccio, scippando braccia all’agricoltura.

Quindi se qualche lettore volesse denunciarmi, lasci perdere: qui su Recensissimo lo scibile non conosce vergogne.

Nostalgie anni Novanta ne abbiamo? Degli 883 (ogni riferimento alla serie tv è puramente voluto) ho bypassato la fase acuta, del grung eho vissuto gli strascichi che mi portano ancora a sentirmi dire “suona piano” ogni volta che mi siedo dietro ai tamburi, mentre i pomeriggi trascorsi a guardare Buffy li ho saltati con la coda dell’occhio di chi pensa: “Ma guarda, han fatto la telenovela di quella ciofeca di film.”


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Rimane il ricordo di quei titoli mummificati sugli scafali nelle videoteche, più straight to oblivion che to video, quelli che era meglio non disturbare il nastro che dorme e tuttavia…

…E tuttavia ha il titolo acchiappone, Intervista con la Vampira; lo intuisci che è stato appicciato sull’onda del successo del film di Neil Jordan (l’originale è meglio: The Girl with the Hungry Eyes, volevo scipparlo per intitolarci una canzone, ma meglio che sia rimasto lì).

Pure la copertina dalle luci rosse e viola sparate, che pare un bootleg horror di Lene Marlin, strilla “Serie Z,” e mantiene la promessa, cioè cento minuti in cui la modella Louise (Christina Fulton) s’impicca in un albergo e anta e passa anni dopo viene riportata in vita dall’hotel stesso in rovina (eh? Come?) per vendetta e per mostrare tette e canini.

La base è l’omonimo raccontino di Fritz Leiber del 1949, ma con più libertà, che si traduce in tette e ketchup come non se ne fa più, trama sgangherata tipo Night Terrors, fotografia patinata da softcore (ma esistono ancora?) e l’indulgenza di chi guarda.

Ecco cosa resta dei Novanta: il limbo di questi film, troppo scult per i tombaroli d’allora e poco hot per i pi**aroli d’oggi.

Però veniva via per meno di un deca, e forse ci bastava.


Ne guardavamo tante, tanti anni fa,
di VHS come sta qua
piene di softcore e horror e altre manie
le videoteche eran le nostre farmacie


Infelice visione,



Trailer





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