Racconti dalla Tomba: (Tales from the Crypt): Recensione del Film



Regia: Freddie Francis


Ormai lo sanno anche i sassi (e voi, se leggete queste recensioni): Amicus = Horror antologici.

La rivale della Hammer si è specializzata in questi omnibus, quasi fatti con lo stampino; verrebbe da dire come le ciambelle, ma essendo la Amicus britannica fino al midollo, li paragoneremo al punch: un equilibrio di sapori composta da quattro/cinque gradazioni del terrore e di mistero.

Ma qual è il “punch” Amicus perfetto? Quello da sbattere in copertina?

Questo Racconti dalla Tomba, al netto di simpatie, pareri oggettivi è la maturità artistica: Milton Subotsky scrive la sceneggiatura, pasturandola con i racconti della E.C. Comics, piuttosto che con i “soliti” racconti di Robert Bloch, mentre Freddie Francis, che gli vogliamo dire? Dirige bene come di consueto da mestierante onesto, cucinando questo prodotto con la giusta dose di artigianato e di occhio.

Lo vediamo già da titoli di testa che scorrono fra le fronde alberate e le tombe del cimitero di Highgate, immergendoci in un’atmosfera ariosa e malinconica (e meno manierista del successivo La bottega che vendeva la morte, e nella cornice dove cinque visitatori delle catacombe si smarriscono in una camera funeraria dove un menagramo incappucciato interroga ciascuno di loro. E via di omnibus.


All through the house: essere uxoricidi la Vigilia di Natale non porta bene a Joanne; dovrà vedersela con un manico assassino travestito da Babbo Natale. Ottima apertura di thriller a due, con Joan Collins che passa da carnefice a vittima, cercando comunque di destreggiarsi tra il corpo del marito, l’assedio del pazzo e la figlia che vuole i regali di Natale… Il tutto con le musiche natalizie che danno sui nervi sotto le feste, figurarsi qui!


Reflection of Death: un marito abbandona moglie e figli per fuggire con l’amante, ma è perseguitato da un incubo ricorrente. Episodio circolare con una spruzzata del racconto di Lovecraft, L’Altro. Di solito ci lamentiamo dei numeri due, ma non è questo il caso.


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Poetic Justice: Arthur Grimsdyke (Peter Cushing) è un simpatico vecchietto che viene spinto al suicidio da un vicino di casa che lo detesta (e che vorrebbe l’immobile), ma pagherà cara la sua persecuzione. Il segmento migliore; Cushing è toccante nel ruolo autobiografico del vedovo benvoluto da cani e bambini e che parla con la moglie Helen via tavoletta ouja. Il lirismo dell’oltretomba, con finale strappacuore…letteralmente.


Wish you were here: Non il ballatone dei Pink Floyd, ma una rilettura de La zampa di scimmia (citato espressamente); una statuetta cinese garantisce tre desideri, ma bisogna stare attenti a come le formuli, vero Enid? L’escalation è lo stesso: il denaro, il ritorno del marito dall’oltretomba e poi la vita eterna, che può essere dolorosa se al posto del sangue hai la formaldeide…Di solito lo si considera il più debole, però l’ultima parte, prima coi becchini che compaiono dal nulla e poi Enid che cerca di alleviare le sofferenze del marito facendolo a pezzi dentro la bara (con tanto di dettaglio splatter che all’epoca non piacque alla censura) aggiunge sugo all’episodio.


Blind Alley: Il nuovo direttore di un istituto per ciechi è un militare tiranno che pensa di trattare i suoi pazienti come se fossero cadetti. Gliela faranno vedere loro…e non con la scrittura braille. La chiusura è più riuscita nella “gestione” che il direttore infligge agli ospiti per fare economia, che non nella vendetta finale (ingegnosa comunque). Però abbiamo un inquietante e sfingeo Patrick Magee a fare il portavoce dei non vedenti che dà i brividi.


Il punch è come un pentagramma, un equilibrio di parti, quello che Racconti dalla Tomba raggiunge come antologia horror, vuoi per materiale usato, per scelta di cast - non troppi divi, ma neanche troppi caratteristi-, o per regia solida e una ricetta che proviamo a riassumere: una parte di cinismo (sour), due parti di orrore (sweet), tre di thriller (strong), quattro di atmosfera (acqua e ghiaccio) e…una spezia di Amicus.

Per i meno raffinati è ancora più semplice: sangue, cimiteri, urla. Però funziona.

Un bicchiere, qualcuno?

Equilibrata visione,



Trailer




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