Regia: Roger Vadim
Carmilla, la vampira che ama le donne, al suo debutto ufficiale è diretta da uno che di femmes se ne intendeva: Roger Vadim. Chi più adatto di lui a filmare soffici (e saffici) baci e languidi sospiri? Oui, je suis Carmilla, et mourir de plaisir.
In realtà, il primo “ispirato al racconto di Le Fanu” lo ha fatto Dreyer nel ’31 col suo capolavoro Vampyr, il vampiresco in bianco e nero che se la gioca col Nosferatu di Murnau a livello di cinema & horror con tutte le maiuscole, ma la trasposizione è talmente libera che la sua Marguerite Chopin è una vecchina così debitrice del folklore da favola attorno al camino, da rimanere quasi un unicum; al fatto che però la vampira prediliga le ragazze…beh quello è un legame che non si spezza.
Circa trent’anni dopo deve aver pensato la stessa cosa Roger Vadim, uno che a guardarlo bene ha più il curriculum da strappamutande che non di cineasta: il suo carne conta una collezione di bionde attrici lanciate sposate e poi rimbalzate; prima Brigitte Bardot, lanciata con Piace a Troppi - facendo “sanguinare il cuore del Papa (Pio XII)” con la locandina di lei vestita di un solo asciugamano -; poi Jane Fonda con Tre passi nel delirio e il bel pop di Barbarella, quindi avanti Catherine Deneuve…un curriculum da far impallidire Enrico VIII. Troppo per qualsiasi altro comune mortale.
Acquista su Amazon
Eppure Vadim non era un superficiale sui vampiri, in quanto aveva curato l’ormai introvabile raccolta I vampiri tra noi, introducendola così: “Di tutte le manifestazioni poetiche del mondo occulto, il mito del vampiro è quello che contiene più fascino, quella più ricca di stupore. Far la storia del vampiro è impresa dubbia e pericolosa. Sarà meglio invece cedere il posto alle storie di vampiri. Io alle storie di vampiro non credo. Ma credo a ciò che le ha ispirate”.
Carmilla Karnstein (la moglie/attrice di turno Annette Stroyberg), è una nobile così viziata, gelosa e possessiva soprattutto nei confronti del cugino Leopoldo (il pesce lesso Mel Ferrer), che quando annuncia il matrimonio con la fidanzata Giorgia (Elsa Martinelli), Carmilla la prende benissimo: con l’incazzatura fotonica risveglia l’antenata vampira Mircalla, tanto da ritrovare la sua cripta e venirne posseduta. Infatti anche l’ava Mircalla ha una cambiale di passioni in scadenza…
A Vadim quello che ispira è incartare un film morbido e languido, francese e snob fino al midollo – ma con l’ottima fotografia di Renoir - e i languori delle protagoniste fra il bacetto lesbo nella serra e l’ambiguità della possessione vampirica fatta di sguardi e seduzioni.
L’occhio da collezionista di femmes fa il suo dovere, quello dell’horror un po’ meno: è famosa la scena del colore prosciugato dallo schermo e spruzzato in un fiotto di sangue sul vestito di Carmilla e interessante l’incubo in bianco e nero di Giorgia con le infermiere dai guanti tinti di sangue, ma non c’è molto altro. Il resto è l’atmosfera laccata dei primi anni ’60.
Tuttavia un po’ di indulgenza la merita. Questo film è come se fosse la prom night di Carmilla, un po’ acerba e ingessata, coi canini da affilare, più osservatrice che osservata, azzeccata nel titolo originale...Et mourir de plaisir.
Piacere per i film che verranno, i tabù che cambieranno – o si ribalteranno - come il suo nome, una M qua, una C di là, coi volti delle attrici future, la polpa e il sangue che sbocceranno qualche anno dopo, come rose.
Lasciatevi ispirare, donne, siete tutte Carmilla.
Buon recupero,
Nessun commento:
Posta un commento