Autore: Nick Mason
I batteristi si sa, scandiscono il tempo.
Non solo quello musicale, ma spesso pure quello cronachistico. Diversi drummers hanno pubblicato le loro memorie, da John Densmore (The Doors) a Stewart Copeland (Police), persino il nostro Franz Di Cioccio ha detto la sua sulle avventure della Premiata. Essendo anch’io batterista con batteria a carico nel tempo perso, credo che sia una questione di posizione: siamo centrali, ma siamo dietro piatti e tamburi, e dal nostro sgabello vediamo gli altri membri della band, quasi fossimo delle vedette esterne, ma non aliene: quello è compito dei bassisti.
Nick Mason, batterista dei Pink Floyd sin dalle origini, racconta la sua storia, con uno stile mutuato al suo drumming: un 4/4 lento e pigro, ma costante, fatto però di accenti da non sottovalutare. E’ inglese è quindi il suo sense of humor è calibrato su parametri diversi dal noi continentali, ma non per questo meno pungente. Anche se non scudiscia quanto il sodale Waters.
Il libro è la versione aggiornata all’ultimo decennio (la prima edizione infatti risale ai primi Anni Zero), e ripercorre la carriera della band dai primi anni ’60, partendo dai tempi del Politecnico a Regent Street, quando tre matricole – Roger Waters, Nick Mason e Rick Wright -, non particolarmente portate per l’Architettura mettono in piedi una band per i circuiti studenteschi; l’ingresso fondamentale di Syd Barret che li traghetterà verso le serate psichedeliche all’UFO Club e i primi singoli, quando sembrano diventare la Prossima grande Cosa del Rock dopo i Beatles. Il primo disco e l’alienazione di Syd a causa dell’abuso di acidi e altre simpatiche sostanze ricreative, tanto che verrà scaricato senza troppi complimenti causando una ferita emotiva e collettiva nel gruppo, che i britannici sanno gestire con invidiabile contegno.
Non solo quello musicale, ma spesso pure quello cronachistico. Diversi drummers hanno pubblicato le loro memorie, da John Densmore (The Doors) a Stewart Copeland (Police), persino il nostro Franz Di Cioccio ha detto la sua sulle avventure della Premiata. Essendo anch’io batterista con batteria a carico nel tempo perso, credo che sia una questione di posizione: siamo centrali, ma siamo dietro piatti e tamburi, e dal nostro sgabello vediamo gli altri membri della band, quasi fossimo delle vedette esterne, ma non aliene: quello è compito dei bassisti.
Nick Mason, batterista dei Pink Floyd sin dalle origini, racconta la sua storia, con uno stile mutuato al suo drumming: un 4/4 lento e pigro, ma costante, fatto però di accenti da non sottovalutare. E’ inglese è quindi il suo sense of humor è calibrato su parametri diversi dal noi continentali, ma non per questo meno pungente. Anche se non scudiscia quanto il sodale Waters.
Il libro è la versione aggiornata all’ultimo decennio (la prima edizione infatti risale ai primi Anni Zero), e ripercorre la carriera della band dai primi anni ’60, partendo dai tempi del Politecnico a Regent Street, quando tre matricole – Roger Waters, Nick Mason e Rick Wright -, non particolarmente portate per l’Architettura mettono in piedi una band per i circuiti studenteschi; l’ingresso fondamentale di Syd Barret che li traghetterà verso le serate psichedeliche all’UFO Club e i primi singoli, quando sembrano diventare la Prossima grande Cosa del Rock dopo i Beatles. Il primo disco e l’alienazione di Syd a causa dell’abuso di acidi e altre simpatiche sostanze ricreative, tanto che verrà scaricato senza troppi complimenti causando una ferita emotiva e collettiva nel gruppo, che i britannici sanno gestire con invidiabile contegno.
L’arrivo di David Gilmour a rimpiazzare Syd e l’ascesa di Waters al comando del gruppo per proseguire avanti a tentoni nei primi ’70, fino al boom di The Dark side of the Moon, quello col triangolo eccetera; i trionfi e le prime crepe all’interno dei Pink con gli album Wish you were here, Animals e The Wall, che finiscono per spezzettare il gruppo in entità separate sotto il controllo di Waters: Wright verrà esiliato in Grecia (ben felice di esserlo), Gilmour e Mason ancora nei ranghi con fatalistica rassegnazione ad essere dei turnisti del Kaiser Waters fino alla frattura definitiva che porterà all’abbandono del Despota e relativa causa legale da parte degli altri due per il controllo del nome: vogliono continuare a suonare e chiamarsi Floyd; rinascita, ripresa di Wright e trionfi negli anni’80, fino alla messa in congelatore della band dopo il tour di The Division Bell, nel 1994.
Mason è un fanatico delle auto da corsa e nello stesso tempo un tipo quieto. Come tanti di noi, scodinzola appena c’è la possibilità di sedersi allo sgabello e col suo fare ironico è sempre quello che più possibilista sull’argomento reunion: “Ma non si sa mai...” risponde sempre.
E infatti, gli aggiornamenti gli danno ragione: riallaccia i rapporti di amicizia con Waters e tutti insieme riescono a convincere Gilmour a partecipare al Live 8 nel 2005: Quattro gentlemen più rilassati, ma guardinghi tornano insieme per venti minuti e grandi hits. Da lì, comincia la Coda strumentale: cameo nei concerti soliti dei bandmates, la morte di Syd Barret prima e quella di Rick Wright e la sensazione di diventare ogni anno di più dei musei viventi, shorter of breath and one day closer to death…Or amused to Death. Da qui, il lancio della mostra interante Their Mortal remains…Insomma i Pink Floyd sono un mito del rock e tre anziani signori sono ancora in circolazione, per cui non si sa mai…
Il libro è una lettura piacevole, sia per i fan più sfegatati, perché risponde a quasi tutto ciò che avete sempre voluto sapere sul gruppo ma non hanno mai osato dirvi, sia per i semplici curiosi, che possono trovare nella prosa rilassata di Nick (insieme a Philip Dodd) una lettura piacevole e fresca, gradevole ironica come un sorso di Pimm’s, guarda caso tipico aperitivo inglese.
The time is gone, the songi is over, thought i’d have something more to say, lo lasciamo dire a Nick, io semplicemente vi auguro,
Buona lettura
Mason è un fanatico delle auto da corsa e nello stesso tempo un tipo quieto. Come tanti di noi, scodinzola appena c’è la possibilità di sedersi allo sgabello e col suo fare ironico è sempre quello che più possibilista sull’argomento reunion: “Ma non si sa mai...” risponde sempre.
E infatti, gli aggiornamenti gli danno ragione: riallaccia i rapporti di amicizia con Waters e tutti insieme riescono a convincere Gilmour a partecipare al Live 8 nel 2005: Quattro gentlemen più rilassati, ma guardinghi tornano insieme per venti minuti e grandi hits. Da lì, comincia la Coda strumentale: cameo nei concerti soliti dei bandmates, la morte di Syd Barret prima e quella di Rick Wright e la sensazione di diventare ogni anno di più dei musei viventi, shorter of breath and one day closer to death…Or amused to Death. Da qui, il lancio della mostra interante Their Mortal remains…Insomma i Pink Floyd sono un mito del rock e tre anziani signori sono ancora in circolazione, per cui non si sa mai…
Il libro è una lettura piacevole, sia per i fan più sfegatati, perché risponde a quasi tutto ciò che avete sempre voluto sapere sul gruppo ma non hanno mai osato dirvi, sia per i semplici curiosi, che possono trovare nella prosa rilassata di Nick (insieme a Philip Dodd) una lettura piacevole e fresca, gradevole ironica come un sorso di Pimm’s, guarda caso tipico aperitivo inglese.
The time is gone, the songi is over, thought i’d have something more to say, lo lasciamo dire a Nick, io semplicemente vi auguro,
Buona lettura
Qui il libro
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