Autore: Stephen King
Nel 1977 Stephen King decise di far uscire, usando per la prima volta lo pseudonimo di Richard Bachman, una delle sue opere ora più ricercate, ovvero Ossessione (in originale Rage). Questo libro è diventato famoso tra gli amanti del re del brivido perché l’autore stesso lo fece ritirare dalle stampe e dal commercio vent’anni dopo l’uscita.
La storia vede come protagonista Charlie Decker, uno studente delle superiori che viene convocato dal preside per parlare dell’aggressione ai danni di un professore. Dopo qualche scambio di battute, Decker inizia a prendersi gioco del preside che decide quindi di espellerlo. Poi il protagonista incendia il suo armadietto, dopo aver preso la pistola nascosta al suo interno, e rientra in classe uccidendo la professoressa di algebra e tenendo in ostaggio tutti gli alunni, suoi compagni di classe. Da qui inizia un vero e proprio gioco psicologico messo in atto dal protagonista che fa venire a galla tutti i segreti dei compagni di classe, i quali si prestano ben volentieri a parlare.
La storia, seppur sia breve, riesce grazie alla scrittura di Stephen King (e in Italia grazie anche alla traduzione effettuata dal compianto Tullio Dobner) a farci entrare nella vicenda come osservatori esterni e a farci valutare le azioni compiute dal protagonista. Ecco, queste ultime, nonostante sembrino insensate, piano piano cominciano a sembrare quasi giustificate una volta scoperto il background del protagonista anche tramite dei flashback. Questo effetto viene riflesso nei co-protagonisti che sono incuriositi dalla storia raccontata dal loro “rapitore”, fatta eccezione per uno, simbolo (a parer mio) di quel tipo di persona che pensa che ogni azione violenta sia dettata dalla pazzia e non sia un effetto del contesto socio-familiare che circonda ognuno di noi.
Ed è proprio per questo motivo che Stephen King decise di ritirarlo dalle stampe, per non essere accusato di aver istigato alcuni massacri nelle scuole americane, dal momento che il suo libro era stato trovato negli armadietti di alcuni carnefici e addirittura citato da uno degli artefici di queste stragi. Sicuramente una delle più famose “collegate” ad Ossessione fu sicuramente quella alla Columbine, in cui venne accusato tutto: da Stephen King a Marilyn Manson fino ad arrivare al cinema e ai videogiochi, senza rendersi conto di star tralasciando i contesti familiari e le relazioni sociali di quelle persone e non chiedendosi nemmeno quali fossero le reali motivazioni che le hanno portate a compiere quegli atti estremi.
Nel libro queste componenti vengono prese in considerazione da tutti gli ostaggi, che decidono di liberarsi dei loro pesi e di svelare tutto ciò che li aveva resi delle maschere, a seconda dei valori che la società e la famiglia volevano imporre sui loro figli. C’è chi insulta i propri genitori per averli resi lo zimbello della classe, chi insulta i genitori perché alcolizzati e incapaci di sostenere una famiglia, chi svela di essere andato a fare sesso con il primo che passava perché non soddisfatto, chi si insulta a vicenda per l’aspetto fisico e le voci di corridoio, e così via, fino a che tutti i fantasmi covati nell’odio da tutti quanti non escono allo scoperto. Leggendo queste parti a chiunque verrebbe in mente di voler gridare al mondo le cose che teniamo segrete e che, volenti o nolenti, teniamo ben nascoste dentro di noi, ma non possiamo farlo proprio a causa delle norme sociali che regolano la nostra vita quotidiana.
Dopo aver letto il libro e essermi informato sui fatti che sono stati collegati ad esso, mi viene da chiedermi: ma davvero si può pensare che un libro, un film, una canzone o un videogioco possano portare una persona ad ammazzare la gente? Davvero non riusciamo a comprendere che queste forme d’arte riflettono il mondo malato in cui viviamo? Perché invece di buttare fango addosso a tutto ciò, si potrebbe ascoltare di più coloro che pensiamo di conoscere e cercare un dialogo per evitare che le stragi avvengano.
Nel libro queste componenti vengono prese in considerazione da tutti gli ostaggi, che decidono di liberarsi dei loro pesi e di svelare tutto ciò che li aveva resi delle maschere, a seconda dei valori che la società e la famiglia volevano imporre sui loro figli. C’è chi insulta i propri genitori per averli resi lo zimbello della classe, chi insulta i genitori perché alcolizzati e incapaci di sostenere una famiglia, chi svela di essere andato a fare sesso con il primo che passava perché non soddisfatto, chi si insulta a vicenda per l’aspetto fisico e le voci di corridoio, e così via, fino a che tutti i fantasmi covati nell’odio da tutti quanti non escono allo scoperto. Leggendo queste parti a chiunque verrebbe in mente di voler gridare al mondo le cose che teniamo segrete e che, volenti o nolenti, teniamo ben nascoste dentro di noi, ma non possiamo farlo proprio a causa delle norme sociali che regolano la nostra vita quotidiana.
Dopo aver letto il libro e essermi informato sui fatti che sono stati collegati ad esso, mi viene da chiedermi: ma davvero si può pensare che un libro, un film, una canzone o un videogioco possano portare una persona ad ammazzare la gente? Davvero non riusciamo a comprendere che queste forme d’arte riflettono il mondo malato in cui viviamo? Perché invece di buttare fango addosso a tutto ciò, si potrebbe ascoltare di più coloro che pensiamo di conoscere e cercare un dialogo per evitare che le stragi avvengano.
Certo, è possibile che possano avvenire comunque, nonostante la presenza di dialogo e ascolto, ma ciò non significa che dobbiamo deresponsabilizzarci (soprattutto se genitori) e affibbiare la responsabilità invece alla televisione, alla musica, alla cultura in generale che non ha e non vuole avere questo compito e soprattutto non deve essere modificata da nessuno. Perché la libertà di parola è sacrosanta, così come lo è descrivere tutto ciò che davvero succede, usando anche la violenza (ovviamente fittizia, ma che riproduce quella reale). È per questo che se riuscite a trovarlo, anche nei mercatini dell’usato, comprate questo libro, anche per la sua rarità. Non sarà di certo un capolavoro né uno dei migliori lavori del Maestro, ma in questo modo si potrebbe evitare che opere come questa non cadano nel dimenticatoio perché accusate di qualcosa che in realtà non hanno fatto. Concludo con alcuni versi di una canzone, adatta perfettamente a questo tema:
“Vivrai in un mondo che vi è dato rovinato
Ma andando a scuola tu sarai quello sfigato
Sai, le mode e i canoni del gregge son molto feroci
E più sarai distante più loro saranno atroci
Allora prendi una pistola e fai una strage a scuola
Oppure copriti la testa, il futuro è qualcosa
Segui i tuoi sogni e le passioni, anche dovessi fare fuori
Le ambizioni dei migliori o dei tuoi genitori”
VALUTAZIONE: 8
Qui il rarissimo libro
Reperito in biblioteca.
RispondiEliminaLa scrittura è grezza ma rilascia delle perle non da poco. La situazione invece, nella sua assurdità, mostra una lucidità non comune nell'esposizione... Ed è questa la parte più inquietante.
Da aggiungere agli altri ancora non letti di King
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