Autore: Angela Marsons
Dopo l’interminabile Tommyknocker, ci voleva una di quelle confort reading da “relativamente” poche pagine, con personaggi già ampiamente familiari, e dal successo quasi assicurato.
Descrizione che calza a pennello per tutti i romanzi partoriti dalla penna di Angela Marsons e appartenenti alla serie di Kim Stone e compagnia. In particolare, La Memoria dei Morti (Dead Memories) si colloca appena dopo Promessa Mortale e, nel rispetto della cronologia originale, dovrebbe anticipare Child’s Play.
Brevemente la trama. Una serie di omicidi sconvolge Kim e la squadra, soprattutto perché i delitti sembrano ripercorrere esattamente episodi realmente accaduti nella vita della detective.
Già dalle prime battute, si capisce subito che anche stavolta non ci si andrà giù leggeri. La Marsons infatti, come di consueto, non gradisce perdersi in troppi preamboli, sbattendoti immediatamente in faccia la cruda realtà, che in questo caso si traduce in uno degli avvenimenti che hanno segnato maggiormente l’infanzia di Kim.
La squadra, dopo gli avvenimenti degli ultimi episodi, viene riconfermata (non farci scherzi per un po’ Angela, please 🙏) e vede una buona aggiunta, seppur temporanea, in quella Alison che sembra riuscire a tenere testa ad una sempre più cocciuta Stone. E qui, visto anche il suo coinvolgimento direttissimo, cominciano ad emergere le prime crepe nella sua arcigna corazza, tanto che ad un certo punto la ritroviamo addirittura relegata in panchina, salvo poi riprendersi con gli interessi ciò che le avevano tolto.
La scrittura risulta molto semplice e scorrevole, senza fronzoli e senza troppo perdersi in descrizioni o quant’altro. I capitoli risultano brevi e in alcuni casi brevissimi, sempre un punto vincente per quanto mi riguarda. Non manca poi una sostenuta alternanza nella narrazione delle vicende, visti anche i numerosi attori coinvolti nella faccenda, ma sempre senza che passi troppo tempo tra un racconto e l’altro (e in questo la brevità dei capitoli aiuta).
Le vicende personali di Kim Stone aggiungono poi quel pepe in più ad un’indagine che sarebbe altrimenti interessante, ma forse leggermente insipida, e consente di fare un breve ripasso sui principali casi che la detective ha affrontato durante tutta la bibliografia. Ecco, l’unico problema è che, se non hai letto tutti i capitoli, o non godi di buona memoria, potresti avere qualche difficoltà di troppo nel ricollegare nomi e avvenimenti, ma per gli aficionados non ci dovrebbero essere troppi problemi.
La parte finale, come spesso accade, si fa molto adrenalinica e inevitabilmente aumenta il ritmo di lettura, anche se a dire il vero ho trovato la risoluzione un poco affrettata e presa per i capelli. Pure la vicenda di Symes, per come era stata infiocchettata, me la sarei aspettata più pungente, anziché liquidata in poche righe.
Non il migliore del lotto quindi a mio parere, ma sempre un gran piacere leggere questa saga.
Buona lettura,
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