Regia: Ari Aster
Beau è un uomo molto paranoico, e il mondo per lui è un costante pericolo. La situazione peggiora quando, poco dopo aver perso l'aereo per andare a trovare sua madre, scopre della sua violenta morte. Adesso, oltre alle minacce del mondo, Beau si troverà ad affrontare le sue paure e i suoi sensi di colpa, in un lento viaggio per vederla un'ultima volta.
È un film caotico, sensorialmente pesante ed estremamente simbolico. Sin dal primo momento viene presentato un mondo stracolmo di gente, rumori e violenza, che penetra fino in casa del protagonista e che terminerà solo quando Beau, arrivato dalla madre, riuscirà, inizialmente, a zittire i suoi sensi di colpa.
La storia di Beau sembra essere già stata scritta dalla madre, che ne controllerà la vita con i suoi ricatti affettivi. Sensazione che la regia dà unendo passato, presente e futuro e mostrando come, qualsiasi decisione prenderà il protagonista, finirà inevitabilmente per farsene una colpa.
L'inizio di questo viaggio sarà anche la fine di Beau, che perderà pian piano pezzi di sé stesso: il contatto con il mondo, la sua identità, il rapporto con il tempo e la realtà, fino a scomparire del tutto nell'inevitabile scena finale.
Questa è, infatti, l'unica soluzione che gli si pone davanti e per quanto cerchi la pace nella morte di sua madre, troverà solo paura e dolore.
Joaquin Phoenix interpreta meravigliosamente il protagonista, che con il suo proseguire goffo e insicuro, quasi infantile, mostra allo spettatore l'ansia e la paura di un uomo che non sa come stare al mondo. E da non esperto in psicologia, il film sembra dare un disegno realistico di ciò che può essere un disturbo come questo.
Unica pecca è che la lunghezza della pellicola potrebbe far risultare pesante la visione, ma la storia promette colpi di scena e inquadrature quasi oniriche, che attireranno sicuramente l'attenzione dello spettatore.
Si è dunque dimostrato un bel viaggio, strano e straziante.
Buona visione,
Davide Buffa
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