Regia: Lucio Fulci
L’ultimo film di Fulci, quello che NON è il suo testamento (ripetetelo, non è il testamento), e che non ha ripagato manco i soldi per le pile delle maschere. Ma nel 1991, le maschere al cinema non c’erano già più.
Melvin Deveraux (John Savage, grasso, sudato e imbrillantinato da far schifo: merito dell’alcol) è a New Orleans per il funerale del padre. Tra una donna misteriosa e seducente che non “lo guardava con malignità” (cit.) e un carro funebre che continua a sbarrargli la strada tipo Duel, il nostro dovrà farsi due domande: chi giace in quella bara? (cit. n 2)
Il duo Lucio Fulci/Aristide Massacesi (alias Joe D’Amato, per i più boomer) dovrebbe far tremare i polsi: il terrorista di generi e l’ottimo direttore della fotografia (e pornografo). Il primo prede un nuovo raccontino e lo dirige, l’altro lo produce, entrambi credendoci con tutte le loro forze. Ma il film nasce sfigato, finendo nella bara prima del protagonista. La casa di produzione di Massacesi, la Filmirage fallisce, da noi esce in cassetta, nel resto del mondo rimane inedito, il grosso del budget se lo beve John Savage, che avrà pure fatto il Cacciatore di Cimino, ma qua fa pena e basta e non vende manco una brochure.
Eppure il film tanto male non è. Rarefatto, quasi muto, anticipa il filone de il Sesto Senso, è quasi metafisico. Fulci culla l’idea delle morte, come aveva fatto in Voi dal Profondo.
Il problema è che nel ’91 il mercato è cambiato, è il momento degli action movie, spari, cazzotti e spaccate di Van Damme con urletto compreso nel prezzo. Il mondo non è ancora pronto per gli M. Night Shyamalan a venire, e poi ottanta minuti di un giochetto già scoperto nelle prime scene sono troppi. Avrebbe meritato un trattamento da horror antologico, mezz’oretta in coppia con Voci dal Profondo, due facce delle stessa nera signora, due orbite vuote che ci guardano stupiti, cosa ci facciamo ancora qui?
E’ quello che probabilmente ha chiesto anche al nostro Lucio qualche anno più tardi, una sera di marzo proprio quando stava per iniziare le riprese di MDC – Maschera di Cera, prodotto dall’ ex-rivale Dario Argento, un ritorno in pompa magna, “Sbagli, t’inganni, bucaniere.”
E lui stanco di fuggire, la sua testa chinò.
Il problema è che nel ’91 il mercato è cambiato, è il momento degli action movie, spari, cazzotti e spaccate di Van Damme con urletto compreso nel prezzo. Il mondo non è ancora pronto per gli M. Night Shyamalan a venire, e poi ottanta minuti di un giochetto già scoperto nelle prime scene sono troppi. Avrebbe meritato un trattamento da horror antologico, mezz’oretta in coppia con Voci dal Profondo, due facce delle stessa nera signora, due orbite vuote che ci guardano stupiti, cosa ci facciamo ancora qui?
E’ quello che probabilmente ha chiesto anche al nostro Lucio qualche anno più tardi, una sera di marzo proprio quando stava per iniziare le riprese di MDC – Maschera di Cera, prodotto dall’ ex-rivale Dario Argento, un ritorno in pompa magna, “Sbagli, t’inganni, bucaniere.”
E lui stanco di fuggire, la sua testa chinò.
Buona visione,
Enriorso
Enriorso
(Enrico Corso autore dei libri La Scala Di Vetro e Nero Come L'Arancio)
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