Regia: Mike Flanagan
Mike Flanagan è uno di noi. Dopo aver trasposto lo Zio Steve con l’ottimo Gerald’s Game e averne capito la lezione e le atmosfere con la serie Midnight Mass, stavolta il nostro si cimenta con le architetture gotiche di Edgar Allan Poe.
Roderick Usher è il patriarca di una famiglia disfunzionale fatta di due figli legittimi, Frederick e Tamerlane e quattro figliastri, Victorine, Camille, Prospero e Napoleon. Inoltre è cinico magnate dell’industria farmaceutica Fortunato assieme alla sorella Madeleine. Due stronzi da competizione. Quando però i sei figli di Roderick iniziano a morire come mosche tra orge mascherate, scimpanzè assassini, o cuori dal peacemaker perpetuo e tutte le altre amenità scritte da Poe, ma rivisitate da Flanagan…Non finirà bene. Mai più, ora.
All’inizio non ero convito di questa tamarrata targata Netflix e mi ci sono voluti due episodi per capire se mi piacesse o meno. La traccia sembrava presa di peso dalla serie tv American Gothic (se non la conoscete non preoccupatevi, tempo risparmiato; persino le mie sinapsi hanno preferito il sonno all’ultima puntata) e il coté cafone non mi sembrava adatto al Bostoniano.
Lo abbiamo già visto con Tre passi nel delirio. Non è facile adattare Poe, il più delle volte bisogna distorcere, camuffare, farcire, guarnire, svarionare e sognare anche di giorno. Ed è quello che fa Flanagan, prendendo il racconto The fall of the house of Usher e usandolo come architrave per infilarci dentro l’universo di Poe e renderlo a largo consumo, come una cake design con meringhe di lapide, ragnatele di cioccolato, dal ripieno secco e friabile come ossa vecchie o foglie morte.
Così abbiamo le morti ispirate - e aggiornate - ai racconti più teatrali come La maschera della morte rossa o Il cuore rivelatore, i personaggi con nomi e rimandi al Poe-verso; il procuratore che cerca di inchiodare gli Usher è Auguste Dupin, la prima moglie di Roderick l’infelice Annabelle Lee (con tanto di declamazioni incluse), l’avvocato scagnozzo della famiglia è Gordon Pym (Mark Hamill, bella sorpresa in questo ruolo da lato oscuro con look e voce a metà tra Paolo Conte con la tosse e Tom Waits più roco) e via citando. Il valore aggiunto però lo fanno i fedeli di Flanagan, i due protagonisti, gli stessi di Gerald’s Game, quella Carla Gugino, qua Morte sorniona dalle mille facce e i molti patti, e Bruce Greenwood nei baffi del patriarca Usher (che sostituisce Frank Langella, ma meglio così), in ruoli così speculari e rovesciati dell’adattamento kinghiano. Si tratta sempre di Eros & Thanatos, vizio e corruzione, atmosfere familiari.
In sostanza, se può avvicinare gli spettatori alle storie di Poe, ben venga.
Benvenuti in famiglia. C’è un ruolo disfunzionale anche per voi.
Buona visione,
(Enrico Corso autore dei libri La Scala Di Vetro e Nero Come L'Arancio)
Trailer
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