Regia: Dan Curtis
Aprile 1967. Sulla rete americana ABC va in onda la puntata 211 di Dark Shadows, soap opera horror creata da Dan Curtis dopo aver fatto un sogno strano (chissà cosa mettevano nel latte, purtroppo non ne fanno più di additivi così). Lì compare per la prima volta Barnabas Collins, vampiro bicentenario paludato in una palandrana e bastone ricurvo, dall’umore sofferto causa storia d’amore tormentata con la strega Angelique. Ed è subito love story con canini. Il personaggio impenna l’audience della serie e infiamma i cuori delle telespettatrici, per quanto Johnathan Frid sembri zio Fester coi capelli, quando si dice che troppa tv fa male.
Comunque, Dark Shadows, che malgrado il nome viene trasmessa al pomeriggio, proseguirà fino al 1971, chiudendo con 1225 episodi, non proprio bruscolini, diventando un cult televisivo; tra i suoi fan c’era anche un ragazzino spettinato di nome Tim Burton, ma ci torneremo più avanti.
Esseno gli italiani terzomondisti, la serie non è mai arrivata sulle nostre reti, ma Curtis ha pensato anche a noi, oltre che ai soldi, dando nuova linfa al suo vampiro, portandolo al cinema con un film dedicato alle gesta di Barnabas, condensando i fatti salienti e aggiungendoci il cast originale della soap.
A Collinswood, il giardiniere spiantato Willie, convinto di trovare un tesoro nascosto nella cripta della famiglia Collins, libera dalla prigionia Barnabas rinchiuso nella bara da 200 anni, con palandrana, bastone e tutto, compreso l’amor che nullo amato amar perdona, e morsica pure. Eh già perché il nostro vampiro si installa in casa Collins, viene sgamato dalla dottoressa Julia Hoffman che si offre di curarlo, ma lui ha occhi solo per Maggie che è uguale alla donna amata e perduta…
Se amate i racconti dell’orrore e dei vampiri, questo film è per voi, enunciava la locandina italiana dell’epoca. In effetti, gli ingredienti ci sono tutti, dalla villa in campagna, all’atmosfera gotico-autunnale, ai canini e le croci. Il canovaccio è sempre quello da Dracula in avanti, la regia televisiva (sappiamo che Curtis è così), ma quello che funziona è proprio l’atmosfera crepuscolare e la love story da telenovela pomeridiana con tutti gli intrecci del caso, un vero autunno del patriarca vampiro. Gli anni si sentono tutti, ma il fascino vintage gli dà un valore aggiunto, e il trucco per far rendere Barnabas un centenario è efficace ancora adesso, visto che è lo stesso adoperato per invecchiare Dustin Hoffman in Piccolo Grande Uomo. Fatevi un favore, adesso che finalmente è venuto l’autunno coi nuvoloni carichi di pioggia e malinconia, recuperatelo di pomeriggio, non importa se col plaid e i biscotti o per stirare la pila vestiti che da una settimana vi guarda in cagnesco più di Barnabas: questo è il momento giusto per guardare La casa dei vampiri e vedere il bagliore delle ombre scure di Collinswood.
Curtis però tornerà ciclicamente al brand: prima ci regalerà il soporifero La Casa delle ombre Maledette, spin off su Angelique e Collinswood. Nei primi anni Novanta invece rilancerà la serie con un reboot, ma se avete aguzzato la vista (oltre che i canini), vi sarete ricordati del ragazzino spettinato e dall’aria sonnolenta…Ebbene nel 2012 Tim Burton con l’immancabile partner in crime Johnny Depp ha portato al cinema Dark Shadow, che con la sua bizzarra poetica freak ha reso il giusto omaggio alla saga, anche con il cameo di Jonathan Frid e altri membri del cast originale. Perché le ombre sono scure, ma anche lunghe…come canini.
Buona visione,
Curtis però tornerà ciclicamente al brand: prima ci regalerà il soporifero La Casa delle ombre Maledette, spin off su Angelique e Collinswood. Nei primi anni Novanta invece rilancerà la serie con un reboot, ma se avete aguzzato la vista (oltre che i canini), vi sarete ricordati del ragazzino spettinato e dall’aria sonnolenta…Ebbene nel 2012 Tim Burton con l’immancabile partner in crime Johnny Depp ha portato al cinema Dark Shadow, che con la sua bizzarra poetica freak ha reso il giusto omaggio alla saga, anche con il cameo di Jonathan Frid e altri membri del cast originale. Perché le ombre sono scure, ma anche lunghe…come canini.
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