Autori: Gian Luigi Beccaria
Un elogio della lentezza non relativo al quotidiano, ma della lentezza nel mondo dei libri: lettura, scrittura, linguaggio, letteratura e apprendimento.
Travolti dall’informazione immediata che si ricava da internet e dalla TV, sembra che la nostra capacità di attenzione, il valore della lentezza e dell’indugio si stiano logorando, cosi come la “buona lettura” par essere declassata, il bagaglio linguistico troppo leggero, la capacità di argomentare scarsa, la valutazione delle letture superficiale.
Diversi sono gli elementi disturbanti tra cui la scuola che spesso desidera declassare le “conoscenze” a favore del “saper fare” riducendo le ore dedicate alla letteratura (principale maestra di contemplazione, coscienza critica, riflessione e sviluppo dell’essere) per una società puramente utilitaristica. Studiare letteratura porterà sempre vantaggi plurimi: logici, linguistici ed esistenziali a tutti (economisti e ingegneri compresi). Scegliere bene le letture e dedicarcisi con indugio e fatica (perché la letteratura non è una passeggiata) è indipensabile per appropriarsi del giusto “senso del vivere” e per raggiungere “una consapevole organizzazione di pensiero”.
Oggi sugli scaffali delle librerie sembrano proliferare letture “rapide” nei dialoghi, nelle riflessioni, nelle descrizioni per adattarsi maggiormente alla richiesta di una civiltà che par essere prevalentemente acustico-visiva. Dove sono finiti i ritmi volutamente contemplativi, “monotoni”, ipnotici di Pavese, ad esempio? I libri devono ricordarci l’importanza della difficoltà, il valore dell’impegno, la profondità della lentezza, la differenza tra qualità e quantità e incrementare il nostro vocabolario.
G. L. Beccaria “spolvera” le nostre menti attraverso Flaubert, Gadda, Pavese, Manzoni, Verga, Tolstoj, Dante, Petrarca, Levi e tanti altri, mette a confronto la corsa e la sosta, il vedere con il leggere e si sofferma anche sullo scrivere, dedicando un capitolo alla figura dello scrittore che sembra aver perso l’arte del “cucire le parole” e corre per dar valore più al “cosa” (trama) che al “come” (sviluppo e non-detto).
Una lettura che ho apprezzato tanto, che mi ha aiutata a rallentare perché anch’io sono stata travolta dalla velocità a discapito della lentezza, ci sono stati anni in cui leggevo “sul serio” e periodo di superficialità. Impariamo a scegliere le nostre letture con consapevolezza e criterio, nutriamoci e cresciamo.
G. L. Beccaria “spolvera” le nostre menti attraverso Flaubert, Gadda, Pavese, Manzoni, Verga, Tolstoj, Dante, Petrarca, Levi e tanti altri, mette a confronto la corsa e la sosta, il vedere con il leggere e si sofferma anche sullo scrivere, dedicando un capitolo alla figura dello scrittore che sembra aver perso l’arte del “cucire le parole” e corre per dar valore più al “cosa” (trama) che al “come” (sviluppo e non-detto).
Una lettura che ho apprezzato tanto, che mi ha aiutata a rallentare perché anch’io sono stata travolta dalla velocità a discapito della lentezza, ci sono stati anni in cui leggevo “sul serio” e periodo di superficialità. Impariamo a scegliere le nostre letture con consapevolezza e criterio, nutriamoci e cresciamo.
Qui il libro
Buona lettura,
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