Regia: Jess Franco
Il film più famoso di “Tio” Jess, sul vampiro più noto della storia, che sbandiera la fedeltà al libro di Stoker ed impersonato dal volto Draculesco per eccellenza. Peccato che il risultato non sia proprio un’eccellenza…
Nella lontana galassia dei sabati pomeriggio in videoteca, la plasticosa VHS della Avo film aveva il suo fascino: il titolo a caratteri gotici rossi, sopra ad uno specchio ovale con cornice a pipistrello mezzo infranto, con due volti e il sangue che colava. Poi, una volta premuto play ci troviamo davanti all’arcinota trama (e sticazz, sennò che fedeltà è?!) di Jonathan Harker che si reca al castello di Dracula (indovina chi? Christopher Lee!) per concludere un affare immobiliare. Segue il viaggio del vampiro in città per mordere i colli di Mina e Lucy, finché Van Helsing non salda il conto al Conte (ah-ah). I conti però non tornano, caro Tio Jess.
Franco è noto per essere un regista che con due spicci ti tira fuori dieci film. Lee per essere il celebre vampiro, insoddisfatto della piega che hanno preso i suoi Dracula made in Hammer. I due si incontrano sul set di The Face of Fu Manchu (altro ruolo a cui Lee si è abbonato) e Tio Jess propone all’attore di fare il Dracula più fedele, può pure recitare coi baffi, come nel romanzo e ringiovanire nel corso del film. Dai, che bello, accetto!
Viene messa su una produzione italo-spagnolo-tedesca e il film viene girato tra Barcellona e i Tirrenia studio (già sul viale del tramonto). Oltre al collaudato vampiro, viene preso il futuro Nosferatu, Klaus Kinski a fare il lunatico Renfield (che gli viene naturale), Herbert Lom come Van Helsing, la musa in pectore di Franco, Soledad Miranda come Lucy (che strega persino Lee) e altri caratteristi di quegli anni, come Paul Muller e Maria Rohm.
Franco vorrebbe girarlo in bianco e nero e mantenere la forma epistolare, ma ciccia, poco budget e filare! E si vede nella povertà di mezzi: gli attori non si incontrano neanche: Lee ricorda: “Io recitavo immerso nel nulla, dialogavo con l’aria, e lo stesso facevano gli altri, visto che quando arrivavano, io me n’ero già andato”. Tanto si aggiusta in fase di montaggio.
Le riletture a volte sono come le donne: fedeli ma brutte. Tio Jess è un visionario, un libero pensatore, uno svarionatore che insegue le sue ossessioni vampiresche e non, ma soprattutto spoglia le attrici. La fedeltà non è la sua cup of tea, anzi gli va più stretta di un collare. Non gira nemmeno con la mano sinistra, si annoia e basta. Zooma un po’, fregandosene se le luci di scena si vedono sulla carrozza di Harker, se i lupi sono pastori tedeschi, se il notturno è girato di giorno, o se la sua ombra si vede sulla parete della cella di Renfield. Anche lo spettatore non è che diverta molto di più. Da uno come Tio Jess, che trovava i film Hammer freddi, il risultato è un baccalà surgelato.
Meglio vederlo volare di fantasia e ispirazione (leggi: donne nude) con Vampyros Lesbos. Oppure guardarsi sul tubo il mediometraggio Cuadecus-Vampir di Pere Portabella, girato durante le riprese; un po’ documentario, un po’ making of del film di Franco, in bianco e nero fluo, che sorpassa questo Dracula di Tio Jess per anarchia e interesse.
!Viva la Libertad!
Buona visione,
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