Autore: Emmanuel Carrère
Venerdì 13 novembre 2015: è a quella notte che Carrère si
dedica, al suo processo.
Momento della storia che ha riscritto drasticamente il corso
di intere esistenze, rivoluzionato quotidianità, aperto voragini, distrutto
equilibri psicologici. Dopo quella notte sopravvissuti e familiari delle
vittime si trovano ad imparare termini che non gli permetteranno più di
chiudere gli occhi: “area di dispersione”, “dilacerare”, “smembramento”,
“ferite multiple da schegge”, “fracasso facciale”.
Scene raccapriccianti rivissute dai civili, trascritte sui
taccuini dai giornalisti, sottolineate incessantemente dagli avvocati e qui
riportate. Per la maggior parte di queste anime non esisterà più pace, c’è chi
non correrà più, chi non riuscirà a lavorare, chi dirà addio all’amore, alla
spensieratezza, all’affidabilità, a nuove prove e chi si chiuderà in un
ospedale psichiatrico.
La prima parte è destinata a loro, la più difficile da
portare a termine, perché Carrère non si risparmia sui dettagli, sulla rabbia,
sul dispiacere, sugli spari, su ogni singolo battito del cuore. Racconti
atroci. Strazianti.
Per cosa tutto questo? Si cercherà di capirlo attraverso la seconda parte dedicata agli imputati, attraverso interrogatori detti di “personalità” dove i fatti e le azioni ancora non possono essere toccati. Sembrano talvolta sedute di psicoterapia e questo fa rabbia. Com’erano da ragazzini? Come trascorrevano le loro giornate? Gli studi e i lavori, le possibilità economiche e le rispettive famiglie d’origine, sino ad arrivare alla ricostruzione dei loro spostamenti, alle loro paure e al perché qualcuno ha scelto di disinnescare la propria cintura esplosiva e fuggire. La parte più “antipatica”, ma anche interessante, madre di profonde riflessioni sulla vita di questi ragazzi che, incredibile ma vero, hanno avuto paura, pensato ai propri cari (ignari) e fatto ragionamenti in grado di metterli anche sotto una luce diversa.
La terza parte, infine, è la più asettica: la corte e la distribuzione dei soldi presenti nel fondo di garanzia per le vittime del terrorismo. Qui comprendiamo come funziona la macchina relativa agli avvocati, il gratuito patrocinio, il numero di assistiti per avvocato e soldi…soldi. Sempre soldi. Infine: i saluti e i festeggiamenti che per qualcuno sono comunque una vergogna e se ne va.
Un libro da leggere assolutamente, scorrevole, estremamente umano, commovente che mostra infinite sfumature di luce anche dove sembra tutto nero, che lancia input sulla capacità di superare, cercare di capire e non odiare. Ma questa è una storia ancor più difficile.
Buona lettura,
Lasciate un commento, oh voi che leggete...
Per non perdervi neanche una recensione, seguiteci qui 😉:
Nessun commento:
Posta un commento