Ideatore: Shonda Rimes
Trama
Dopo la stipulazione di un contratto di matrimonio da parte del fratello e della Regina Madre di Inghilterra, la giovane Carlotta di Meclemburgo-Strelitz è costretta a sposare il Re in persona, Giorgio III.
Spaventata e arrabbiata per il matrimonio con uno sconosciuto tenta di fuggire, ma viene fermata da un uomo bello e affascinante, che le farà cambiare idea. Il matrimonio reale - frutto di un "grande esperimento" - viene così celebrato e i segreti di Palazzo cominceranno a emergere.
Recensione
Avevo deciso di non guardarla, il trailer non mi intrigava e i due giovani protagonisti sembravano la copia scialba delle più riuscite coppie di Bridgerton. Ma, complice un sabato piovoso e il marketing performante di Netflix, ho ceduto e mi sono immersa nell’ennesimo prodotto Shonda Rhimes.
La storia inizia subito con un avvertimento ironico quanto necessario (perché ci sono sempre i precisini che sottolineano certi aspetti): “Questa è la storia della regina Carlotta di Bridgerton, non è una lezione di storia. E’ finzione ispirata da eventi reali. Tutte le libertà che l’autrice si è concessa sono da ritenersi intenzionali”.
Quindi lasciate da parte le elucubrazioni sulle eventuali origini africane di Carlotta di Meclemburgo-Strelitz e le disquisizioni sulla veridicità storica degli eventi narrati, La regina Carlotta riconferma l'abilità della showrunner di confezionare storie d'amore avvincenti e appassionanti, capaci di toccare le corde emotive del pubblico femminile e non solo.
Dopo un inizio scontato, prevedibile e scialbo che si concentra sull’incontro/scontro dei due protagonisti, le schermaglie amorose che sfociano nelle scene bollenti, marchio distintivo della serie, si dà un tono più profondo al rapporto d’amore che lega Carlotta e Giorgio e soprattutto ai rapporti personali e gli intrighi politici.
La rappresentazione della solitudine è sicuramente l’aspetto che più mi ha colpito: che sia quella del re Giorgio, da sempre gravato del peso della Corona senza riuscire ad essere mai solo “Giorgio” se non nella sua solitaria osservazione delle stelle; o quella di una matura Carlotta che vive da consorte regnante, senza godere dei benefici della presenza di un compagno; o di Violet Bridgerton e Lady Danbury, l’una sola per fatalità l’altra per scelta.
Se da una parte i giovani protagonisti sono effettivamente un po’ scialbi, le continue sovrapposizioni tra passato e presente e l’inserimento di storie parallele che si intrecciano alla principale, donano ritmo e rendono la serie interessante calandola in un contesto contemporaneo. La spiegazione socio-politica più o meno verosimile del perché sia presente una classe nobiliare afrodiscendente dà concretezza all’immaginifico mondo di Bridgerton e il personaggio di Lady Danbury apre interessanti temi come l’uguaglianza sociale e l’integrazione, e il desidero sessuale delle donne non più giovani.
Si porta avanti anche il tema della salute mentale, che è trattato in modo superficiale dal punto di vista medico, ma più attento alle implicazioni psicologiche ed emotive nei rapporti personali e affettivi. Uno spazio anche all’omosessualità anche se relegata all’immagine dell’amico gay della protagonista.
In ogni caso il prequel di Bridgerton è sicuramente più malinconico e drammatico rispetto all’opera madre, senza mai dimenticare la leggerezza e l’erotismo che sono componenti fondamentali della serie. Shonda Rhimes si conferma maestra nel confezionare intrattenimento puro che sa coinvolgere emotivamente, seppur non lasci un segno indelebile.
Quindi preparate i fazzoletti e attenti alla glicemia!
Giudizio complessivo: 7
Buona visione,
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