Uomini e Topi: La Recensione del Libro



Autore: John Steinbeck


«I tipi come noi, che lavorano nei ranch, sono le persone più sole al mondo. Non hanno famiglia, non appartengono a nessun posto. Arrivano in un ranch e mettono insieme un gruzzolo, poi vanno in città e fanno fuori il loro gruzzolo, e puoi star certo che la prima cosa che fanno è mettersi a sgobbare in un altro ranch. Non hanno niente a cui aspirare».

Lennie era estasiato. «È così, è così. Ora dimmi quello che tocca a noi». George proseguì. «Per noi non è così, noi abbiamo un avvenire. Possiamo parlare con qualcuno al quale importa di noi. Non dobbiamo starcene seduti in un bar a buttar via i soldi solo perché non abbiamo un altro posto dove andare. Se gli altri tizi vanno in galera possono marcire, per quello che importa alla gente. Noi invece è diverso». Lennie lo interruppe: «Noi invece è diverso! E perché? Perché… perché io ho te che mi stai dietro, e tu hai me per star dietro a te, ecco perché.»

Uomini e Topi è un breve romanzo di John Steinbeck di appena 116 pagine, in cui sono condensati i sogni e le speranze di due uomini, George Milton e Lennie Small, due braccianti stagionali che, girando di fattoria in fattoria, cercano di racimolare un po’ di soldi per potersi liberare dal “giogo” del lavoro stagionale e comprare un terreno tutto loro dove poter vivere dignitosamente.

Uomini e Topi fu scritto negli anni trenta, e anche se in Italia la letteratura americana era considerata selvaggia e brutale, l’opera piacque molto al nostro Cesare Pavese che, fiutandone la potenza, la tradusse nel 1938 per Bompiani.

La storia è molto semplice ed essendo stata pensata come opera teatrale, è ricca di dialoghi. Tuttavia è anche una fotografia fedele e impietosa della California negli anni della depressione e delle condizioni di vita degli immigrati. Steinbeck narra i fatti in terza persona, limitandosi a descrivere gli eventi senza giudizi morali o soggettivi, secondo una tecnica e un tipo di scrittura che ricorda più la cronaca e che va sotto il nome di “non teological thinking”.


I due protagonisti sono due uomini semplici e umili; la loro amicizia sembra essere molto profonda anche se George è in una condizione di superiorità rispetto a Lannie; infatti, nonostante l’apparenza di omone grande e grosso e la forza fisica che quasi non controlla, Lannie si comporta come un bambino piccolo a causa dei suoi problemi mentali.

George è una sorta di tutore per Lannie, in quanto garantisce per lui, lo sostiene nei momenti difficili, e gli ricorda costantemente il loro sogno; mettere da parte un po’ di soldi e comprare un podere tutto loro, in cui coltivare l’orto e allevare animali.

Lennie, dal canto suo, nonostante le sue manie per i topi e i conigli, è un instancabile lavoratore, grazie alla sua fisicità riesce a caricare molti sacchi di orzo e stravede per George.

La forza dei due personaggi risiede nella loro amicizia, l’uno si prende cura dell’altro e anche se George spesso colpevolizza Lennie di essere un peso, in realtà è legato a lui da un profondo affetto.

Tuttavia, nonostante Lennie cerchi di comportarsi come l’amico saggiamente gli suggerisce, finisce sempre (a causa della sua ingenuità), col mettersi nei guai e creare dei problemi nei ranch in cui lavorano. Così sarà anche questa volta, con un finale tanto drammatico quanto inevitabile.

Concepito come romanzo di denuncia della condizione miserevole dei cosiddetti “hobo”, nomadi solitari o migranti stagionali come in questo caso, Uomini e Topi, il cui titolo iniziale sarebbe dovuto essere semplicemente “Something that Happened” è uno dei libri più usati nelle scuole di tutti i paesi anglosassoni, e visto lo spessore del romanzo non mi è difficile capirne il motivo.

Per le sue scritture “realistiche e immaginative che uniscono l’umore sensibile e la percezione sociale acuta” John Steinbeck è stato insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1962.

Qui il libro

Buona lettura,



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