Autore: Cesare Pavese
“Era in quelle sere che una luce, un falò, visti sulle colline lontane, mi facevano gridare e rotolarmi in terra perch’ero povero, perch’ero ragazzo, perch’ero niente. Quasi godevo se veniva un temporale, il finimondo, di quelli d’estate, e gli guastava la festa. Adesso a pensarci rimpiangevo quei tempi, avrei voluto ritrovarmici”.
Pubblicato nel 1950, La Luna e i Falò è l’ultimo romanzo di Cesare Pavese e in esso ritroviamo tutti i temi più cari allo scrittore: la partenza, il ritorno, la nostalgia dell’infanzia, il desiderio di tornare alle proprie origini, la bellezza del paesaggio rurale, le atrocità della guerra.
Pochi mesi dopo la sua pubblicazione Pavese si suicidò. Per questa ragione La Luna e i Falò assume un’importanza speciale, come testimonianza di quei temi che tormentarono sempre lo scrittore e che lo portarono all’estremo e fatale gesto.
Un particolare interessante è legato alla dedica del romanzo, indirizzata a Constance Dowling, l’ultimo amore di Pavese. Constance era un’attrice statunitense con la quale Pavese ebbe in quegli anni una relazione finita bruscamente. E anche questo contribuì ad aumentare la disperazione e la disillusione di Pavese negli ultimi mesi della sua vita.
A Constance Dowling Pavese dedicò anche la bellissima e tragica poesia “Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”.
La Luna e i Falò è un romanzo molto autobiografico, la narrazione si svolge in prima persona e su due piani temporali differenti; il presente e il passato, che si intrecciano dando vita al contrasto tra la visione speranzosa e felice dell’infanzia e il rassegnato dolore del presente.
Al centro della storia ci sono le vicende e i sentimenti del quarantenne Anguilla, alter ego di Cesare Pavese, un orfano che è stato adottato da una famiglia di contadini, solo per ricevere mensilmente le cinque lire del compenso.
Siamo negli anni successivi alla fine della seconda guerra mondiale. Dopo aver vissuto a lungo e fatto fortuna in America, Anguilla, ormai quarantenne, decide di ritornare nel paese dove è cresciuto, tra le colline delle Langhe.
Spinto dalla malinconia per la sua terra di origine, l’uomo si ritrova di fronte un mondo che non corrisponde più a quello che ricordava. Nella casa in cui viveva non trova più nessun parente ma la famiglia di Valino, un burbero e rozzo contadino, e fa la conoscenza del figlio Cinto, un ragazzo con un problema alle gambe, che ad Anguilla ricorda molto se stesso e inevitabilmente lo prende a cuore.
Tuttavia, nonostante alcuni cambiamenti, la campagna sembra essere sempre la stessa, così come la cultura contadina, basata ancora sulle antiche credenze popolari, come quelle che riguardano il raccolto, la luna e i falò, ma le persone che la popolavano nella sua memoria sono quasi tutte scomparse, morte o cadute in disgrazia.
Solo Nuto è rimasto tra tutte le persone che conosceva, l’amico d’infanzia, mentore e maestro, poiché più grande di lui, musicista di clarinetto e partigiano durante la guerra, ma soprattutto uomo integerrimo e puro.
E sarà proprio Nuto a rivelargli la triste fine toccata in sorte alle tre figlie del Sor Matteo, colui che aveva accolto Anguilla alla Mora come bracciante, quando il Padrino, caduto in disgrazia, non aveva più potuto tenerlo a casa sua a Gaminella.
Le parti del romanzo dedicate alle tre sorelle Silvia, Irene e la piccola Santa, sono le più intense e romantiche; si capisce che Anguilla è molto preso da Silvia e Irene, anche se la sua condizione di inferiorità, di semplice garzone, non gli consentirà mai di avere con loro un rapporto alla pari.
Così Anguilla non può far altro che ammirarle di nascosto, osservare i loro gesti, le loro frequentazioni e i primi spasimanti.
La Luna e i Falò è un romanzo che oscilla tra prosa e poesia, alcuni tratti sono veramente lirici e commoventi; Pavese riesce a condurci nei luoghi della sua terra, nelle atmosfere delle fiere di paese, nelle luci scoppiettanti dei falò, tra le vigne e le vendemmie, nelle cascine e tra il grano, e a farci sentire tutto lo struggimento e la nostalgia per un mondo, che dopo la devastazione della guerra, delle malattie e dell’ignoranza, non esiste più.
Buona lettura,
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