Autore: Francesco Cheynet, Lucio Schina
Dopo aver aperto le danze con
Il Passato non ha Alibi, ecco che ritorna con una nuova indagine il detective pensionato
Guerino Manforte, sempre grazie alla penna dell’accoppiata formata da
Francesco Cheynet e
Lucio Schina.
Sinossi
L’inverno è ormai alle porte ma Roccabuona è in fermento; nel piccolo paese di montagna sta per essere inaugurata una mostra itinerante sugli Etruschi e, contemporaneamente, prenderà il via un importante convegno di parascienza, che vedrà la partecipazione di relatori provenienti da tutta Italia. Per i commercianti e gli albergatori è una manna dal cielo ma l’esperto comandante della stazione locale dei carabinieri, il maresciallo Orazio Deleo, ha un brutto presentimento che, nel giro di breve, troverà puntuali conferme.
Il furto al museo del pezzo più pregiato della collezione, la statua in bronzo dell’Alcide furioso, è solo il preludio a un terribile fatto di sangue. Il successivo ritrovamento di un cadavere nel bosco, infatti, costringerà l’ex detective, Guerino Manforte, a rimboccarsi le maniche e collaborare alle indagini.
Guerino tornerà, così, a vestire gli abiti dell’investigatore immergendosi in una storia complessa e dai risvolti imprevedibili mentre, fra i vicoli di Roccabuona, inizieranno a circolare preoccupanti interrogativi e ipotesi bizzarre.
Quando si inizia una saga, e si rimane soddisfatti dal primo capitolo, vien da se restare vigili in attesa della successiva uscita, cosa che puntualmente è successa pure a me, visto che dopo
Il Passato non ha Alibi era chiaro che con
Guerino Manforte non sarebbe finita lì.
Il libro parte subito con le marce alte, catapultandoci in quel bosco che diventerà poi in seguito buon protagonista della vicenda, con i misteri passati e presenti che non ci pensano minimamente a restare sopiti e che ci terranno compagnia per tutta la lettura.
Ricalcando poi lo schema tipico dei film thriller/horror/gialli, ecco che dopo le prime pagine subentra la necessaria parte introduttiva che, se su pellicola viene abitualmente preceduta dai titoli di testa, qui viene introdotta dal classico “Quattro giorni prima”. Ritroviamo quindi Guerino Manforte nella sua routine quotidiana, tra passeggiate con il fidato cane Ottone, e colazioni con gli amici abitanti del paese, fino a che gli eventi concomitanti della mostra e del convegno iniziano a creare i presupposti per far si che il detective, anche a sto giro, non si possa godere la pensione in santa pace.
"Il Sapore della scoperta conduce l'uomo a roboanti imprese, ma anche alla totale compromissione".
L’indagine parte bene, creando interesse nel lettore, grazie anche ad una scrittura scorrevole, diretta e senza fronzoli, che va al dunque senza troppe divagazioni e che denota un’ottima cura del particolare, frutto della collaborazione tra i due scrittori e dell’attenta fase di revisione, che alla fine porta il lavoro ad apparire come scritto da un’unica persona quadrumane.
I personaggi già li conoscevamo, almeno i principali, e le aggiunte dovute ai partecipanti agli eventi aggiungono un po’ di pepe alla faccenda, visti i caratteri non esattamente accomodanti. Le citazioni anche qui non mancano, spaziando dall’inarrivabile
Maurizio Merli, ad
Angela Marsons, passando per
John Grisham e il discusso libro
Teddy, di cui si è già parlato qui.
Sebbene poi la storia stia bene in piedi e non sia difficile da seguire, risulta apprezzabile l’idea del riassunto che Guerino fa al cane, in cui il lettore può fugare eventuali dubbi o chiarire situazioni magari lette con troppa superficialità.
La buona risoluzione finale, unita anche ad una lunghezza contenuta, non possono che farmelo consigliare a tutti coloro che amano il genere e che vanno in cerca di una lettura leggera, ma al contempo stimolante.
Buona lettura,
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