Regia: Jean Rollin
Dietro al prolisso titolo italiano, si nasconde un regista con una dolce ossessione per le vampire, il surrealismo di Max Ernst e l’amore per i fumetti italiani del dopo guerra. Madames et Messieurs, c’est Jean Rollin!
Le Frisson de Vampires (titolo originale) è uno dei pochi film di Rollin arrivato qui da noi – col titolo chilometrico da Lina Wertmuller – e forse una dei più rappresentativi.
Viaggio di nozze, decidono di andare a trovare i cugini di lei nel solito castello. Avranno tempo di scoprire che i due cugini erano due ammazzavampiri e che sono stati infettati a loro volta. Lei la prenderà con filosofia, facendosi vampirizzare, lui – ovviamente – si lagnerà. La trama parte da quella di Il Mistero del Castello (un Hammer di cui dovremmo parlare prima o poi), ma poi svariona nel modo più libero e fricchettone possibile, prendendo una direzione onirica, e a volte annoiando un po’. Dipende da quello che cercate.
Rollin non solo prende le distanze dalla Hammer e Universal, ma ci mette dentro tutta la sua poetica. Il nostro ama le vampire - meglio se nude - , le trova esseri innocenti, lunatici e surreali, in un mondo violento e malvagio. È armato di pochi soldi ma tante intuizioni - come la vampira Isolde che esce dalla pendola allo scoccare di mezzanotte - aria da ’68 francese, musiche surreali firmate dagli Acanthus (chiii?), luci colorate da presepe horror, simbolismi di sacro e profano. I set del castello e la cripta sono fighi, la messa in scena a volte zoppica.
Lo si potrebbe accostare a Jess Franco – budget stretti e tanto arrangiarsi - ma Rollin è un regista più raffinato, e non ci tiene al paragone.
Ah, dimenticavo l’ovvio: non ci sono vergini, né morti viventi (se non intendiamo i vampiri), ma importa poco.
Fate una prova: prima di guardare uno qualsiasi dei suoi film: osservate il quadro Mon Tombeau di Clovis Trouille. Se vi piace, allora Jean Rollin farà per voi.
Buona visione,
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