Regia: Marcos Chicot
Grecia, V secolo a.C. L’oracolo di Delfi predice la morte di Socrate per mezzo di “un uomo dallo sguardo più chiaro”, e proprio in quell’istante viene al mondo un bambino dagli occhi quasi trasparenti.
Intanto la guerra del Peloponneso insanguina la Grecia. È guerra tra Sparta e Atene. I cittadini si spogliano delle tuniche per indossare le armature, pronti a difendere la patria. Socrate non ha paura. Nemmeno quando incombe la peste. Teme più l’ignoranza che la morte, e questo lo porta ad interrogare e ad interrogarsi.
Io so di non sapere, ma voi siete sicuri d’esser sapienti? Ditemi, questa è una verità assoluta o un’opinione confutabile? Doxa ed episteme non sono la stessa cosa! E proprio a causa della maieutica e della sua ironia tagliente, i nemici saranno sempre alle sue spalle.
Tra romanzo e storia, Marcos Chicot ci trasporta nella Grecia antica alla scoperta di usi, costumi e tradizioni, come la rigida educazione dell’agoghé a cui erano sottoposti i bambini spartani, la politica ateniese in mano ai demagoghi, le donne capaci di uccidere e l’amore che non basta.
Socrate è stato il più sapiente tra gli uomini. Il più giusto. Il filosofo per eccellenza che ha scelto la morte scartando la via di fuga. Non ha lasciato opere scritte: avrebbero solo tracciato un limite alla verità in continua evoluzione. Ma di lui ci parlerà il suo discepolo Platone, che si dice abbia distrutto le sue stesse opere al momento dell’incontro con Socrate, per dedicarsi totalmente alla filosofia.
“Credo che quando [Socrate] rimane assorto, veda cose che gli altri non vedono”.
Chapeau all’autore che, dopo anni di studi e ricerche, ha partorito un libro tanto geniale, che ci porta a conoscere la crisi morale, intellettuale e politica dell’epoca mescolando storia e filosofia.
Qui il libro
Buona lettura,
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