Autore: Milan Kundera
“Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza avere mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro”.
Chi non ha mai provato il dilemma esistenziale del dubbio, quel tarlo che si insinua nella nostra mente ogni volta che dobbiamo operare una scelta? Personalmente, da eterna indecisa quale sono, metto sempre i pro e i contro su una bilancia immaginaria cercando così di dipanare tutte le mie incertezze, ma spesso le scelte migliori che ho fatto sono quelle che ho preso di getto, senza riflettere troppo o ponderare le conseguenze.
In questo romanzo, che somiglia più ad un saggio di filosofia per le riflessioni continue che emergono dai personaggi, le due coppie Tereza /Tomas e Sabina/Franz ci accompagnano in un viaggio dentro noi stessi e dentro l’animo umano, che è spesso in balia della dicotomia tra il pesante e il leggero, tra ciò a cui aspiriamo e ciò a cui invece siamo destinati. La contrapposizione tra l’ “es muss sein” di Beethoven, cioè la forza interiore, il “deve essere” che guida i nostri comportamenti e al contrario il desiderio di liberarsi da qualsiasi imperativo, abbracciando la leggerezza.
Ci troviamo a Praga alla fine degli anni ’60, in piena guerra fredda, con l’invasione russa alle porte e la censura imperante; Tomas è un chirurgo stimato che a causa delle sue dichiarazioni sul comunismo, pubblicate in un articolo su Edipo, viene costretto ad abbandonare la professione per diventare, dapprima un lavavetri e poi trasferitosi in campagna, un conducente di camion.
Tereza è una giovane cameriera che fugge dalla Boemia e da una madre distruttiva e sfrontata, per gettarsi, dopo una serie di coincidenze che la portano a supporre che sia l'uomo giusto per lei, tra le braccia di Tomas, incontrato fatalmente nel locale dove lavora e che l’accoglie a casa sua quasi come un dono piovuto dal cielo.
Tuttavia il loro rapporto è tutt’altro che idilliaco; Tereza vive infatti nell’ansia continua e nel disgusto che le derivano dai continui tradimenti di Tomas, il quale nutre una vera e propria ossessione per le donne, alle quali, pur amando Tereza, non riesce a rinunciare.
Una delle donne con le quali Tomas tradisce Tereza è Sabina, una pittrice eclettica e disinibita con cui Tereza, pur sapendo dei suoi rapporti con Tomas, cerca di fare amicizia; tra l’altro è grazie a lei che Tereza ha la possibilità di trovare lavoro presso la redazione di un giornale, diventandone poi fotografa. I giorni più belli della sua vita saranno proprio quelli in cui Tereza immortalerà i soldati russi per le strade di Praga esponendosi con coraggio e fierezza al pericolo. In seguito all’invasione russa però Teresa e Tomas decidono di trasferirsi a Zurigo, mente Sabina si sposta a Ginevra, dove inizierà una relazione con Franz, un professore universitario, sposato ed idealista. Ammaliato dalla figura di Sabina, Franz decide di vivere il suo rapporto alla luce del sole, confessando tutto alla moglie, ma verrà scaricato per sempre dall'amante che, riluttante ai legami, fuggirà in America.
All’interno di questo quartetto si intrecciano una serie di riflessioni che spaziano dal filosofico al metafisico; d’altronde, come sostiene Tabucchi “Un romanzo non è grande se non ha in sé almeno un’interrogazione metafisica”.
Altra protagonista indiscussa del romanzo è Praga, città affascinante, bella e perduta, stretta nella morsa dei russi, negli anni più bui del regime comunista cecoslovacco .
In conclusione un romanzo profondo e intenso, per certi versi visionario e rivoluzionario, anche molto autobiografico se pensiamo che è stato pubblicato in Francia nel 1985, dove Kundera si trovava in esilio per aver sostenuto il movimento della primavera di Praga, dopo che in Repubblica Ceca le sue opere furono proibite e a lui ritirata la cittadinanza.
Kundera acconsentirà a pubblicare L’Insostenibile Leggerezza dell’Essere in Repubblica Ceca solo nel 2006 e riotterrà la cittadinanza nel 2019, dopo ben 40 anni di esilio dalla sua Patria.
Qui il libro
Buona lettura,
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