Regia: Parker Finn
Sin da quando era uscito il trailer, avevo snobbato questo Smile, reputandolo senza cognizione di causa come una di quelle pellicole inutili destinate a finire presto nel dimenticatoio.
Ora, probabilmente tra 10 anni non saranno in molti a ricordarsene, per carità, ma ritengo che il film non sia assolutamente da buttare e che meriti quella considerazione che molti, come nel mio caso, inizialmente non gli avevano dedicato.
A capo della baracca troviamo tale Parker Finn, che non ho mai sentito nominare, ed infatti qui firma la sua prima regia. Considerando quindi anche l’esordio, mi sento di promuovere in toto il ragazzo, almeno per quanto riguarda la parte tecnica, che risulta ben realizzata e senza evidenti carenze.
Brevemente la trama. La Dottoressa Rose Cotter lavora in un reparto psichiatrico dove transitano pazienti piuttosto complicati. Dopo aver assistito al suicidio di una ragazza, inizia però ad avere inquietanti visioni, proprio come quelle riferite dalla giovane appena prima di togliersi la vita. Accettare il passaggio da dottoressa a paziente non sarà propriamente agevole.
Il film risulta quindi costruito per gran parte sulla figura della Dottoressa Cotter, interpretata da Sosie Bacon. Se il cognome vi risulta familiare, beh avete ragione in quanto trattasi proprio della figlia di quell’idolo di Kevin Bacon. I geni evidentemente si sono ben trasmessi, in quanto la prestazione risulta convincente e riesce molto bene a trasmettere l’insofferenza e l’inquietudine che via via si va ad impossessare del personaggio. Ben presto infatti lo spettatore comincerà a soffrire con lei e ad entrare all’interno del suo incubo. Peccato solo per un doppiaggio italiano non all’altezza, che mi ha costretto ad interrompere la visione dopo 10 minuti, per ripiegare su quella in lingua originale.
Anche i “pazzi” fanno il loro sporco lavoro, sia il tizio che continua a ripetere io morirò, tu morirai, noi moriremo, sia la ragazza suicida dell’inizio, davvero inquietante tanto che non a caso è pure finita nel poster. La scena con annesso taglio della gola l’ho trovata davvero interessante, con quella risata inquietante che sicuramente fa centro. Poi a me piace molto ridere per cui calza benissimo la cosa.
La presenza di jumpscares è abbastanza consistente, e ciò è un bene, dal momento che film come questi lo richiedono necessariamente. La realizzazione nel complesso è soddisfacente, tranne in alcuni casi dove si abusa del sonoro in maniera un po’ troppo forzata. Ma per il resto vengono piazzati al posto giusto nel momento giusto (anche se a volte un po’ citofonati) e riescono a mantenere vivo l’interesse dello spettatore, che non finirà annoiato come per esempio nel caso di Conjuring Merda. Oltretutto la lunga durata avrebbe potuto pesare, ed invece la pellicola scorre via piuttosto bene, garantendo un intrattenimento tutto sommato efficace.
L’originalità della vicenda non è però il piatto forte. Diciamo pure che in questo caso sono state prese in prestito diverse situazioni per adattarle alla realizzazione finale, ma come diceva qualcuno, se copi da uno è plagio, se copi da tanti è ricerca (o qualcosa di simile, ma il senso era quello). E non si tratta del primo caso in cui, prendendo spunto da più lavori, si è giunti ad una conclusione credibile e personale.
Sulla parte finale avrei invece qualche riserva, in particolare sulla figura del “mostro”, per il quale avrei preferito una risoluzione più sullo stile vedo non vedo, dal momento che in questo caso ci si sarebbe potuti parare meglio dal rischio grottesco non volontario, cosa che invece tende a manifestarsi. E anche sull’imprevedibilità della faccenda non siamo stati esattamente brillanti, visto che in fondo succede un po’ quello che chi ha masticato qualche migliaio di film horror si aspetta. Fattore positivo, l’epilogo che lascia aperta la possibilità di un seguito che, in un primo momento potrebbe non apparire la roba più sensata, ma che potrebbe diventare interessante se si limassero i difetti appena citati.
Giudizio complessivo: 6.5
Enjoy,
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