Autore: Fëdor Dostoevskij
Posso chiederti un parere? Mi dici cosa ti trasmette? Cosa provi leggendola? Mi faresti un grande favore... È importante per me.
"No, mio caro "bottegaio", non riderò mai di te per questi tuoi pensieri apparentemente confusi... li amo. Li amo profondamente e li comprendo. Non mi devi temere, non giudico, non sono nessuno per poterlo fare e non ho nessun diritto di sminuire i tuoi sentimenti come quelli di chiunque altro. La tua disperazione è palpabile, il tuo bisogno di amicizia commovente. Hai bisogno di assoluzione… da parte di te stesso, da parte di tutti noi. Hai bisogno di essere accettato, di qualcuno che accolga le tue debolezze e sorridendo accarezzi il tuo viso dicendoti che non sei solo. Che non lo sei più.
Vorrei poterti abbracciare, dirti che il tuo strazio è di tanti ed è tra noi, che le tue paure (o inezie, come le chiami tu) accompagnano ogni singola vita e che ci troviamo fin troppo con gli anni volati, le parole non dette, le mani vuote, le stanze buie, seduti su una sedia a domandarsi “ed ora che ne sarà di me?”.
Mio caro amico, posso parlare di te a chi vorrà leggerti solo in questo modo, perché non c’è storia da raccontare, ma solo emozioni.
Ci si aspetta da una vita, si combattono battaglie interiori senza pari, si lanciano grida d’aiuto attraverso sguardi, silenzi, perché incapaci di condivisione, terrorizzati dall’emarginazione e dal giudizio.
Si vivono i giorni sperando che l'altro capisca senza emettere suono.
Ci si tormenta l'anima con timori e vergogne che seppelliscono.
Lo so, me lo domanderei anch'io adesso. Questa vita che ti resta, sei solo, con una consapevolezza così luminosa, potente e invadente... Un’amica ce l’hai e ti raccomanda una sola cosa: fa di tutto questo un tesoro, grida ai passanti ciò che hai imparato, insegnalo al tuo collega, al tuo vicino di casa, all’amico in modo tale che si possa migliorare, si possa cambiare, evitare malintesi, diventare capaci di comunicare, sciogliere nodi, mostrarsi senza vesti e amarsi liberamente per quello che si è.
Non dobbiamo più
Eccola.
Non dobbiamo più vivere di "avremmo potuto fare o dire o andare”. Siamo soli su questa terra, è vero, ma siamo anche molto più simili di quanto pensiamo.
Non ho altro da dire. Recensire Dosto con razionalità per me è come guardare in un caleidoscopio e avere la pretesa di riuscire a descrivere ogni singolo colore, ogni singola sfumatura, bagliore e immagine geometrica. Impossibile. Quando Dosto scrive mi sento plagiata nei sentimenti. Li fa scattare come molle ed è solo attraverso questi che riesco ad esprimermi e posso parlare di te, bottegaio. Abbi cura della tua vita. Ti voglio bene.
(Alla prossima, mio caro Dosto).
Qui il libro
Buona lettura.
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