Autore: Joël Dicker
Dopo la pubblicazione de L'Enigma della camera 622, che forse rimane ancora oggi il mio preferito in assoluto, quel dannato di un Joël Dicker torna dopo un paio d’anni regalandoci un’altra storia da divorare senza soste.
E ogni volta lo scrittore di Ginevra riesce a sorprendermi perché, appena giunti alla fine di un suo romanzo, pensi che sia difficile fare meglio, o quantomeno avvicinarsi a quanto letto, e invece puntualmente riesce sempre a superarsi. Ora, a sto giro probabilmente Il Caso Alaska Sanders non riesce a superare il suo predecessore, ma riesce in ogni caso quasi a pareggiarne la riuscita.
Brevemente la trama. Quando il corpo della giovane Alaska Sanders viene ritrovato vicino ad un lago, la cittadina di Mount Pleasant entra in fibrillazione. Il caso sembra essere risolto abbastanza in fretta, ma qualcosa non torna. E Marcus Goldman torna a far coppia con il sergente Perry Gahalowood per cercare di capirci qualcosa.
Come risulta intuibile da queste poche righe, il romanzo si colloca a livello temporale dopo le vicende narrate ne La Verità sul Caso Harry Quebert, che quindi consiglio di leggere prima di approcciarsi a questo lavoro, non solo per una questione cronologica, ma anche perché è un altro must read. Ritroviamo infatti Goldman che, dopo il successo del suo libro, sta ancora cercando l’amico Harry scomparso dopo quanto occorso con Nola & Company, e la sua tendenza a non farsi gli affari propri che lo metterà nuovamente alle prese con un bel rompicapo.
Il tomo è sempre gigante, perché probabilmente per Dicker scendere sotto le 600 pagine è motivo di vergogna, ma la lettura è assolutamente scorrevole e, complice una storia avvincente, lo si finisce davvero in pochissimo tempo. L’alternanza tra i diversi periodi storici (quando fu commesso l’omicidio e quando l’indagine è stata riaperta) è ben equilibrata e non genera fastidio nella comprensione della storia. Il suo modo di scrivere e raccontare poi ti rapisce, e fai davvero fatica a smettere sin da subito. Solo verso la fine ti viene quasi da rallentare, ma solo perché non vuoi finire, e questo quando accade è sempre un buon segno.
"Un caso non è mai veramente chiuso. Mi perseguiteranno per sempre. I morti come i vivi".
Tra l’altro allo scrittore piace proprio immedesimarsi nei personaggi protagonisti dei romanzi (emblematico è il caso dell'Enigma della camera 622) e pure qui non mancano riferimenti sia al romanzo su Harry Quebert, ma anche su quello dei Baltimore, che in realtà è già uscito, ma che ai tempi in cui si svolge questa vicenda era solo un’idea che poi sarebbe diventata realtà.
Le vicende della povera Alaska ricordano poi quelle patite da Nola, a testimonianza che la costruzione dei lavori di Dicker sia più o meno sempre similare. Troviamo poi le piccole città che in realtà nascondono grandi segreti, che coinvolgono chiunque e che non consentono a nessuno di essere in grado di poter scagliare la famosa prima pietra. L’intrigo è sempre molto arzigogolato, forse in alcuni casi anche troppo, ma alla fine tutto torna e le confessioni dei responsabili risultano una strategia molto utile per fare un riassunto di quanto accaduto.
Ok forse non sarà il miglior lavoro dello svizzero, ma il livello resta sempre altissimo, per cui non perdete tempo a leggere le stronzate che scrivo io, e correte a leggere i romanzi di quello che ad oggi potrebbe essere serio candidato ad essere il mio scrittore preferito.
Qui il libro
Buona lettura,
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