La Corta Notte delle Bambole di Vetro: La Recensione del Film



Regia: Aldo Lado

Doveva intitolarsi Malastrana, ma i distributori storsero il naso: troppo intellettuale. 

Allora diventò La Corta Notte delle Farfalle, ma sfiga volle che prima uscisse Una Farfalla dalle Ali Insanguinate, tanto che in alcune locandine è rimasta la pezza adesiva delle “bambole di vetro”. Chiamarono Terence Hill, che però voleva cambiare il finale in positivo – altrimenti si arrabbiava? - – allora Lado cambiò lui con l’altro biondino occhiceruleo, Jean Sorel.

In una città oltrecortina viene ritrovato un cadavere nel parco e portato all’obitorio. In realtà l’uomo è cosciente, ma sotto l’effetto del “Sonno Freddo”, e come il corpo di William Holden in Viale del Tramonto, rievoca gli avvenimenti che lo hanno portato fin lì. E’ l’americano Gregory Moore (Sorel) alla ricerca della fidanzata scomparsa (la bellissima Barbara Bach) che si troverà ad indagare fra silenzi e diffidenze…


Il primo film di Aldo Lado, regista e anche sceneggiatore dal nome e cognome anagrammabili, nonostante alcune traversie di produzione e cinquant’anni sulle ali, è un horror/thriller ancora valido.

Sull’intreccio del tipo “straniero alle prese con ambiente ostile” prenderà appunti Pupi Avati, Lado invece punta sulla metafora politica della casta del Potere che sfrutta i “ciofani”, ma inserendola più sottopelle, come le musiche di Morricone, l’alone sovietico che aleggia sulla città – un bel collage tra Zagabria e Praga – e i campanellini d’allarme subliminali che Gregory ha fissando lo sbrilluccicare dei cristalli, che Lado dissemina in tutto il film, dal lampadario agli orecchini.

Mi chiedo come sarebbe stato avere Terence Hill a bordo, forse avrebbe tirato meno schiaffoni in giro con Bud Spencer? Meglio non indagare, o potremmo avere un’altra vittima del Sonno Freddo…

Buona visione,


Trailer



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