Regia: Olivia Wilde
Premetto, sarà difficilissimo per me parlare di questo film, perché non mi ha lasciato nulla, non mi ha fatto né caldo e né freddo, credo sia la cosa peggiore per chi scrive recensioni o meri pareri personali.
Detto ciò, il film per me è dunque normalissimo, ha il pregio di intrattenere, ma in quanto a originalità ha veramente molto poco. Tra i suoi pregi sottolineo ovviamente una sempre bravissima Florence Pugh, un Harry Stiles tutto sommato in parte e un comparto tecnico quanto meno curato, dove soprattutto la fotografia mi è piaciuta un bel po’. Degno di nota è anche il montaggio, il quale stuzzica lo spettatore e mantiene sempre l’attenzione alta.
Ora, per me il problema principale è la sceneggiatura, sia per la trama in sé e sia per i dialoghi abbastanza banali.
Il film, in sostanza, acciuffa idee di qua e di là, prendendo da The Truman Show (paradossale paragone), Get Out e Black Mirror, ma risultando sempre inferiore a tutti e tre.
Un contesto narrativo che soprattutto nel finale è molto confusionario, alcuni personaggi hanno dei risvolti forzati e il cliffhanger sostanziale della trama è molto banale, dato che, appunto, l’abbiamo visto in scena già molte volte in questi anni.
Insomma, per Olivia Wilde è un lavoro per me riuscito a metà, che per quanto concerne il mio giudizio, si avvicina ad una sufficienza troppo risicata (e arrotondata per eccesso, intendiamoci).
Molto di meno rispetto alle aspettative della produzione e del cast, che, invece di concentrarsi su inutili polemiche e pettegolezzi, credo sia meglio che si concentri sul sistemare i punti di debolezza del suo prodotto, in futuro.
Sfogo personale, concedetemelo.
Buona visione,
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