Regia: Peter Jackson
Peter Jackson si avvicina a Il Signore degli Anelli già da ragazzo, ignaro del fatto che molti anni dopo realizzerà una delle migliori trasposizioni cinematografiche della storia del cinema.
Nel 1997, dopo aver iniziato a scrivere la sceneggiatura assieme alla moglie Fran Walsh, parte la preproduzione del film che prevede una continua ri-scrittura della sceneggiatura.
In questo primo film della trilogia fantasy tratta dal romanzo di J.R.R. Tolkien, una compagnia formata da due uomini, quattro hobbit, un elfo, un nano e uno stregone parte per un lungo viaggio con il compito di rigettare un magico artefatto nel luogo della sua creazione, così da distruggere il male che avvolge la Terra di Mezzo.
Peter Jackson riesce a riunire un cast capace di rendere epica ogni interpretazione, Ian McKellen nel ruolo di Gandalf, peraltro candidato all’Oscar proprio per questo ruolo, detterà quelli che saranno i canoni per l’interpretazione di un saggio stregone, o meglio, di un mentore. Attori del calibro di Viggo Mortensen, Cate Blanchett o Christopher Lee sono solo alcuni degli interpreti che prendono parte al progetto e, calati in un ruolo fantastico e adornati come guerrieri o saggi, sembrano nati per una parte che li renderà ancora più iconici.
La forza di questo primo capitolo risiede nella semplicità, in una storia tanto sincera e profonda da riuscire ad intrattenere per tre ore lo spettatore. L’epica, posta su macchina da Peter Jackson, trasuda da ogni fotogramma, dallo splendido prologo a scene che, contestualizzate con l’anno di uscita del film, mostrano un’evoluzione degli effetti visivi mozzafiato.
La Compagnia dell’Anello, tra i tre film della saga, è quello che più fa volare la mente, libera di librarsi in un mondo che nella realtà non esiste. Il merito va ad un’estetica puntuale: in questo film abbiamo la possibilità di vedere più luoghi che sembrano realmente costruiti dall’uomo, basti pensare alla meravigliosa Gondor, alla torre di Isengard o al colpo d’occhio della Contea dove vivono i quattro hobbit, Frodo, Sam, Merry e Pipino.
Tra i creatori di questo straordinario film va citato senza dubbio il grande Howard Shore, autore della colonna sonora della saga. Il compositore, che collaborerà con Jackson anche per la trilogia de Lo Hobbit, vinse l’Oscar per la Migliore colonna sonora per questo film. Lo stile di Howard Shore è moderno, difatti, escludendo le sue avventure nella Terra di Mezzo, il compositore firma partiture che non si concentrano più di tanto sui temi, ma più sulla sperimentazione sonora con, in particolare, strumenti elettronici. Con Il Signore degli Anelli, Shore opta per un ritorno al passato. L’utilizzo dei leitmotiv è una tecnica molto utilizzata nella musica classica, in particolare da Richard Wagner, e consiste nell’utilizzo di temi musicali associati a determinati contesti. Shore crea appunto dei temi che si ripetono nel film e richiamano ad una determinata situazione, un determinato personaggio o uno specifico luogo. Alcuni di questi leitmotiv vengono arrangiati dallo stesso compositore e li sentiamo in più versioni, basti pensare al tema dell’anello.
L’epica di questa colonna sonora richiama certamente il lavoro di Leonard Rosenman per il film d’animazione del 1978 di Balkshi che ha ispirato anche lo stesso regista per la realizzazione della trilogia.
Frodo, portatore dell’anello, sente ad ogni passo il peso del fardello che deve portare e soffre per la tentazione che il male compie su di lui. Questo sacrificio che un essere così piccolo sceglie di compiere per salvare la Terra di Mezzo è il simbolo di come siano le piccole cose, quelle che a volte meno ci si aspetta, che possono risolvere qualcosa che sembra non poter vedere luce ma solo oscurità.
E’ con questa discesa nelle tenebre che la compagnia dell’anello si mette alla prova. Quando costoro si trovano a Moria, sono al buio, si sentono smarriti e la perdita di Gandalf crea la necessità di andare avanti e maturare. Questo meraviglioso viaggio in mezzo ai panorami della Nuova Zelanda è una rappresentazione del sacrificio: la compagnia parte per cercare di fermare l’offensiva del male e per assolvere a questo compito, questo coraggioso passo, si ritrova a dover fronteggiare la tentazione, la perdita, lo smarrimento e la solitudine.
La cura maniacale per l’estetica del film rende ancora più credibili le vicende che vediamo su schermo, dai costumi sino alla scenografia, dagli effetti visivi al saggio utilizzo della fotografia.
Questo primo capitolo, con al centro il viaggio verso l’oscurità per cercare di farla cessare verrà ripreso in tantissime storie Fantasy che inevitabilmente sono state influenzate dalla penna di Tolkien e dalla regia di Jackson.
Come spesso faccio nelle mie analisi voglio chiudere con una frase, forse la meno emblematica, ma capace di racchiudere il senso dell’intera essenza di Tolkien stesso, un pensiero che riassume l’amore per le piccole cose e la semplicità: “Porterò io l’anello a Mordor, solo…non conosco la strada”.
Buona visione,
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