Autore: Antonio Pennacchi
Il Fasciocomunista è la storia di Accio Benassi, dall'infanzia alla giovinezza, passando per aneddoti familiari e fatti storici realmente accaduti, in un periodo di storia italiana densa di scontri e tensioni politiche interne.
Non sappiamo quale sia il vero nome di Accio, poiché, a causa del suo caratteraccio, in famiglia gli hanno affibbiato questo nomignolo dispregiativo.
Facciamo la conoscenza di Accio in collegio da padre Cavalli, dove a soli 10 anni, si trova a studiare in seminario.
Come il fratello Manrico, che è partito e ritornato prima di lui, i genitori nutrono la speranza che si faccia prete ma Accio non si sente portato ai voti e decide di tornare a casa a Latina, dai suoi genitori e dai suoi 4 fratelli (due femmine e due maschi).
Accio ritorna a casa a 13 anni e frequenta la terza media con ottimi risultati, soprattutto in latino. In questo periodo Accio si iscrive al MSI ed alla giovine Italia.
Presa la licenza media Accio vorrebbe iscriversi al liceo classico ma la madre, convinta che il latino non dia da mangiare, lo fa iscrivere all'Istituto per Geometri (d'altronde c'era già Manrico da mandare all'università e un figlio letterato poteva bastare!).
Per tutti gli anni delle superiori Accio continua a militare nel Msi, arrivando a costituire la sezione giovanile della provincia di Latina, e autodichiarandosi fascista; l'estate, finita la scuola, lavora in uno stabilimento balneare del litorale e ogni tanto si lancia in qualche avventura viaggiando in autostop.
Nel 1965 Accio guida uno sciopero contro la zona B, coinvolgendo altre scuole di Latina; questo lo rende molto popolare agli occhi degli studenti ma i professori non lo considerano più come prima, e si mostrano intenzionati a bocciarlo con cinque in condotta.
Accio smette così di andare a scuola e a soli 16 anni comincia a condurre una vita molto sregolata: la mattina si alza tardi, la sera va ad attaccare manifesti, a fare scritte sui muri e a divertirsi con gli amici.
Come volontario del MSI partecipa attivamente alla campagna elettorale, sotto l'ala protettrice di Bava, che conquistatosi la fiducia della madre di Accio, le promette che conclusa questa esperienza tornerà tra i banchi di scuola.
L'anno seguente Accio ricomincia la scuola ma non smette di andare in giro per l'Italia con Bava e il gruppo dei volontari, partecipando a manifestazioni, comizi e, a volte, a risse.
Finché un giorno, in sfida con Manrico, Accio e l'amico Lupo, si presentano ad una manifestazione Americana con cartelli di protesta; i tre vengono arrestati ed espulsi dal MSI. E' la fine del periodo fascista di Accio.
Durante la stagione estiva Accio, lavorando al bar dello stabilimento, conosce Francesca una ragazza comunista che comincia ad influenzarlo con le sue idee . I due si frequentano però solo da amici, (Accio in realtà ne è innamorato ed intraprenderà diversi viaggi in autostop fino a Milano solo per poterla incontrare).
Nel 1968 scoppiano rivolte in tutto il mondo e Accio inizia a distaccarsi dalla politica professandosi anarchico. Invece finisce a ritrovarsi con Lupo e Serse a frequentare i centri sociali; è qui che Accio sente parlare per la prima volta di "sensibilizzazione delle masse" e di "lotta proletaria".
Intanto Manrico, iscritto a giurisprudenza, sparisce di casa e si viene a scoprire che è diventato una specie di leader rivoluzionario con il nome di "sciarpa bianca". Accio e Lupo partecipano alle sue assemblee e tra i due fratelli sembra tornare un po' di complicità. Con Manrico, Accio e Lupo prendono parte a varie scorribande mettendo a ferro e fuoco Roma.
Sono gli anni di piombo, delle bombe, degli scontri nelle università, delle lotte operaie. Una notte Accio prende un passaggio nientemeno che da Pierpaolo Pasolini, con cui ha un'accesa discussione; il giorno dopo uscirà su Il corriere della sera un suo articolo sui "fascisti rossi".
Manrico è diventato un leader dell'unione dei comunisti, Accio e Lupo entrano nella volante rossa, un reparto d'elite e dopo un incidente in cui un ex amico di Accio del MSI, perde fatalmente la vita, i due vengono mandati a Bari come funzionari di partito.
Mentre proseguono le lotte operaie e si fanno strada con più forza le pretese di giustizia, di salari adeguati, di democrazia e di libertà, Il 12/12/1969 una bomba alla banca nazionale di Milano miete 16 vittime, ripristinando l'ordine costituito.
Sono stati i servizi deviati, si saprà molti anni dopo, ma intanto la colpa ricade sugli estremisti.
Dopo un anno di lavoro massacrante, su è giù per la Puglia, Accio e Lupo scappano da Bari e Manrico viene ucciso in un attentato a Milano, proprio mentre Accio sta per consegnargli una pistola.
Accio sconvolto e in preda al panico per quanto accaduto, comincia a scappare ritrovandosi a cercare rifugio al punto di partenza: in convento da padre Cavalli.
Un romanzo complesso, che ripercorre anni bui della nostra repubblica e lo fa attraverso gli occhi di un ragazzo genuino, irriverente, sprezzante e incazzoso in continua dicotomia con il fratello Manrico, bello e amato da tutti, il preferito della madre.
Con questo romanzo Pennacchi si è imposto al grande pubblico vincendo un meritatissimo premio Napoli nel 2003.
Da questo romanzo è stato anche tratto un film Mio Fratello È Figlio Unico interpretato da Elio Germano (Accio) e Riccardo Scamarcio (Manrico), per la regia di Daniele Lucchetta.
Buona lettura,
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