Ideatori: Nick Antosca, Robin Veith
Trama
A Wylie, nel 1980, Candy Montgomery, una casalinga di periferia, viene accusata di aver ucciso la sua vicina Betty Gore. Ma può una donna madre e moglie perfetta aver ucciso con 41 colpi d'ascia una sua amica? Che rapporti c'erano tra le due? Cos'è accaduto realmente quel 13 Giugno del 1980?
Recensione
Arrivata su Disney+ il 12 ottobre, la miniserie Candy: Morte in Texas è ispirata a fatti di cronaca realmente accaduti. La storia ruota intorno a due donne, nella provincia americana: Candance "Candy" Montgomery, un’inquietante Jessica Biel, estroversa, ben integrata nella comunità e nella chiesa locale, moglie e madre, con una vita apparentemente perfetta. Di contro la sua vicina Betty Gore: rigida, oppressiva, insicura, più taciturna e isolata, emarginate dalle mamme del quartiere, anch’essa con figli e un marito, con cui da subito è chiaro avere un rapporto di eccessiva possessività.
La serie parte dal giorno dell’omicidio il 13 giugno del 1980 e non fa mistero di chi è la vittima e chi il carnefice, ma niente è mostrato. Lo spettatore non sa cosa è successo esattamente in quella casa, non conosce la dinamica, il movente e sembra impossibile che una donna così allegra, positiva, amorevole possa essersi macchiata di un crimine così cruento.
Si torna allora indietro nel tempo, qualche anno prima e si ripercorre quello che è stata la vita delle due protagoniste e il loro rapporto. Ne viene fuori uno spaccato di apparente serenità, amicizia, disponibilità di una comunità di casalinghe dedite alla famiglia e alle attività parrocchiali, ma sotto la superficie si cela il disagio e il vincolo a cui le donne si sentono sottoposte, in un alternarsi di doveri e voglia di evasione, amore e odio. Questa doppia facciata è sottolineata dalla musica che infonde serenità, celando inquietudine e dagli sguardi delle protagoniste, un’inquietante Jessica Biel nel suo essere sempre sorridente e disponibile, un’insicura Melanie Lynskey costantemente a disagio.
Il tutto scorre bene, velocemente, una narrazione lineare e diretta, che incuriosisce svelando piano piano i retroscena di quelle vite perfette e patinate, che nascondono attriti, rivalità e tradimenti. Fino all’epilogo finale in cui viene finalmente mostrata la dinamica dell’omicidio, narrato dalla stessa protagonista.
Qui i toni cambiano radicalmente: se fino a quel momento era stato tutto ovattato, mitigato, tenuto ben nascosto, esattamente come le protagoniste fanno con i lati oscuri della propria esistenza, adesso il racconto diventa esplicito, sanguinario, spietato e visivamente cruento, svelando tutta la rabbia repressa.
Sicuramente inaspettato e di forte impatto è però minimizzato da una spiegazione frettolosa e superficiale delle cause scatenanti, che avrebbero portato la donna a sfogare la sua rabbia con tanta violenza.
L’intento probabilmente era quello di lasciare una porta aperta, un ragionevole dubbio sul susseguirsi degli eventi e in effetti il finale viene concepito proprio così e lascia un interrogativo allo spettatore su cosa sia accaduto realmente: Candy è stata finalmente sincera o continua a nascondersi dietro la maschera costruita con tanta cura negli anni?
Giudizio complessivo: 7
Buona visione,
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