Regia: David Cronenberg
Dopo 8 anni di silenzio e circa 20 dal suo ultimo film che ho realmente apprezzato (Spider), ecco finalmente il tanto annunciato ritorno del vecchio David Cronenberg.
E che ritorno mi verrebbe da dire, un film che racchiude al suo interno tutto ciò che è il regista, e in cui Cron ha potuto dare sfogo a tutte le sue idee e perversioni, rimaste probabilmente sopite da un lungo periodo di riposo e di sconfinamenti e divagazioni verso orizzonti che non sempre lo hanno portato ad eguagliare i suoi lavori più famosi e meglio riusciti.
Brevemente la trama (che poi non è mica così facile da riassumere in poche parole). L’evoluzione umana sta prendendo un corso decisamente bizzarro, con modifiche dei corpi che vanno ad interessare sia il lato estetico che quello genetico e biologico. Tale situazione verrà accettata in maniera non esattamente favorevole da tutti, tra intrighi e sovversioni varie che non avranno pietà per nessuno.
Già dalla lettura di queste righe e dalla visione dei primi minuti, si capisce che con Crimes of the Future il regista sia ritornato ad abbracciare tutte le tematiche che in passato lo hanno portato a costruirsi una carriera che pochi altri colleghi non sono riusciti neppure ad avvicinare lontanamente. Strizzando l’occhio a Existenz e Crash, giusto per citare i primi due che mi sono venuti in mente durante la visione, Cronenberg ci conduce lungo un disgustoso viaggio all’interno del body horror, in cui le modificazioni dei corpi e della carne non restano più come semplici abbellimenti estetici, ma danno origine ad un processo evolutivo che, un po’ provocatoriamente, potrebbe anche essere visto come quasi necessario nei prossimi secoli (e comunque io nel dubbio continuerò sempre a preferire una bella bistecca al sangue ad un cestino di plastica).
"Body is reality"
La fantasia nel riprodurre le varie mutazioni è sempre straordinaria (qualcuno gradisce un orecchio in più???) e viene messa in evidenza da effetti brillantemente realizzati ed incredibilmente realistici. La prima apertura di Saul Tenser è emblematica di ciò che ho appena sottolineato, e le sue espressioni quasi goderecce durante l’intervento ci introducono al concetto secondo cui "La chirurgia è il nuovo sesso". Un concetto assolutamente chiave e ripreso durante tutta la storia, ma per quanto mi riguarda, caro David, io il sesso continuo a preferirlo all’antica.
Viggo Mortensen, che nelle ultime produzioni Cronenberghiane è stato molto presente, si prende chiaramente tutta la scena, sia per il ruolo centrale nella vicenda, che per un’interpretazione convincente e sofferente, che lo rende assolutamente credibile ed apprezzabile. Ma la grande sorpresa a mio avviso è stata Kristen Stewart, a cui Cron è riuscito a costruire un personaggio molto interessante, che poi lei ha saputo mantenere intrigante e misterioso con una prestazione recitativa che mi ha conquistato e fatto pure un po’ innamorare di lei, forse anche perché pare l’unica a cercare un approccio alla vecchia maniera.
Gli ambienti freddi, uniti a colori spenti e cupi, contribuiscono a creare quell’atmosfera malsana che pervade tutta la pellicola e ben si addice a gente che si tagliuzza come se non ci fosse un domani, che sanguina senza manco soffrire e che svende i corpi dei propri figli solo per poterne mettere in evidenza le straordinarie abilità digestive. In pratica vediamo un Cronenberg senza alcun tipo di freno (non che ne abbia mai avuti troppi eh), che ad un certo punto ci regala una serie di “operazioni” dopo l’altra, senza una vera e propria trama ad accompagnare il tutto. Ecco forse questo potrebbe anche essere considerato un limite, ma onestamente non credo che il regista abbia voluto tanto concentrarsi in questa direzione, privilegiando di conseguenza altri aspetti.
Il finale criptico ed interpretabile chiude perfettamente il cerchio, con quell’ultima immagine di Viggo che difficilmente si dimentica e che mi fa affermare senza indugio: Bentornato David!
Buona visione,
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