Regia: Ninja Thyberg
Si tratta in pratica dell’adattamento allungato dell’omonimo suo cortometraggio del 2013, che però non ho mai visto e che quindi cito giusto per completezza di informazioni.
Seppur sconosciuta, la regista è riuscita a creare un prodotto sicuramente degno di interesse, che affronta temi importanti e delicati e che, complice una locandina quantomeno bizzarra, riesce a destare una certa curiosità nello spettatore.
Brevemente la trama. Linnèa (conosciuta col nome d'arte di Bella Cherry) è una rampante ventenne svedese che avrebbe il sogno di fare carriera nel mondo del porno. Si trasferisce quindi in America carica di belle speranze, ma ben presto si renderà conto che il mondo che ha scelto non è esattamente così semplice.
Dunque, già ho detto che il film non è esattamente il più convenzionale che possiate aver mai visto e l’inizio, con una bella scena di depilazione intima, conferma ciò che ho appena sostenuto. Tutta la pellicola si mantiene poi sempre in bilico costante tra il softcore e l’hardcore, senza tuttavia mai sbilanciarsi verso quest’ultimo, in un processo sicuramente non facile quando si parla di doppie penetrazioni anali ed altre pratiche analoghe. Brava quindi Ninja Thyberg per come ha gestito questa parte molto spinosa della faccenda, riuscendo a garantire un lavoro solido e per certi aspetti anche raffinato.
Sofia Kappel, anch’essa esordiente, si cala perfettamente nella parte per nulla semplice che le è stata affidata, e riesce a trasmettere molto bene tutta l’angoscia e la tristezza che si impossessano ben presto del suo personaggio.
La sua vicenda viene tuttavia presa in prestito per una disamina su quanto sia realmente complicato gestirsi all’interno del mercato pornografico (almeno stando a quanto si vede qui). Non c’è spazio infatti per amicizie e cortesie tra colleghi e vengono privilegiate la necessità di stare sempre al top, il ruolo fondamentale dei social media, l’importanza di come ci si riesce a vendere e quanto si è disposti a chiedere al proprio corpo pur di ottenere la parte desiderata. Emblematiche a tal proposito sono due sequenze, prima quando la protagonista, per timore di veder compromessa la sua carriera, non riesce a sostenere la propria “amica” a seguito delle molestie ricevute da un attore, e in seguito quando essa stessa si comporta esattamente come tutti coloro che cercava di evitare durante il ribaltamento della situazione nella scena con Ava (aka Evelyn Claire, gran patata, nulla da eccepire).
Non conoscendo (ahimè) di persona questo mondo, posso solo immaginare quanto siano realistiche le situazioni qui narrate, ma onestamente ritengo che ci possa essere molto di vero, vista comunque la tendenza a simili comportamenti pure in ambiti decisamente più soft.
L’idea quindi di regalarci uno spaccato di questa realtà l’ho trovata molto interessante, ma in un film di poco più di un’ora e mezza ritengo che sia molto difficile riuscire a sviluppare tutto in maniera completa ed esaustiva. Ed infatti qui si corre un po’ troppo, finendo col girare un lavoro che risulta sì piacevole, ma anche poco approfondito rispetto ai temi che vengono snocciolati.
Vale in ogni caso la pena di dargli un’occhiata, non aspettandosi però il capolavoro del secolo.
Giudizio complessivo: 6.5
Enjoy,
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