Autore: Sylvain Tesson
Tesson ci porta in Tibet con Marie, cineasta naturalista, Léo pensatore taciturno e Munier fotografo naturalista.
Un Tibet spezzato: da un lato spellato vivo dall’aria metallica e dall’altro la valle degli Yak a 5000 metri di altitudine dove sosteranno per dieci giorni a 25° sotto zero imparrando l’arte dell’appostamento e aspettando la"a regina".
Ed è partendo dalla storia degli Yak, anime primordiali, che inizia un’importante riflessione sul ciclo della vita e l’inadeguatezza dell’uomo in un mondo di cui non è custode ma distruttore col suo tentativo di globalizzazione e sete di potere.
Tesson ci mostra gli occhi di Munier “occhi dell’artista”, guida nell’arte dell’attesa, sganciato dalla frenesia e dai display elettronici; fa capire quanto ci lasciamo sfuggire perché troppo abituati a vedere solo contorni e mai l’essenza.
Appostamenti che mostrano un ciclo della vita che nulla ha a che fare con le uccisioni perpetrate dall’uomo. L'erbivoro, il carnivoro, il rapace sanno che quella è la loro natura: nascondersi, scattare, sorvolare aspettando vittime.
L’uomo, essere multicentrico, con l’innata e lucida capacità di distruggere, alla ricerca dell’assoluto: con che diritto annienta, interviene geneticamente e s’appropria di tutto? Affamato di simultaneità e potere non comprende che pazientare e attendere l’invisibile è la vera bellezza, che avere tutto sotto controllo non salva e che deve invece ammirare questo mondo primordiale che tenta di sfuggire all’estinzione, che non necessita pubblicità né si manifesta.
Un libro che contrappone il mondo animale (autonomo e libero) all’impareggiabile capacità dell’uomo di portare a termine il suo ruolo di “addetto alle pulizie”, alla sua indecisione, al suo trasgredire e distruggere ciò che lui stesso crea.
Si potrebbe dire ancora tanto, ma lascio a voi la scoperta e ricordate: “...non mettete tappi di cera nella notte, perché, qui, i lupi cantano”.
Qui il libro
Buona lettura.
Nessun commento:
Posta un commento