Shock: La Recensione del Film



Regia: Mario Bava

Dici Mario Bava e subito pensi Gotico con luci colorate, thriller pop art oppure trucchi artigianali ma efficaci; un microcosmo di cinema che però nel 1977 è bello che andato.

Quando cercavo i film di Bava in videoteca, questo Shock era l’unico disponibile e l’ho sempre procrastinato, perché prima volevo vedere i suoi lavori leggendari ed abbastanza irreperibili. C’è voluto un po’ in effetti, un cambio di millennio e l’arrivo dei DVD, gioia di molti tombaroli del Bis. 

Adesso, che anche il Dvd è a sua volta un residuato, me lo sono visto proporre su Amazon Prime; perciò, seguiamo le vicende di Dora (Daria Nicolodi), vedova di un tossico morto suicida, tornata a vivere nella casa matrimoniale col nuovo compagno Bruno (John Steiner, caratterista del cinema B) e il figlio Marco (un rospaccio di bambino, brutto forte) avuto dal primo marito. Qui cominciano ad accadere eventi inquietanti, mentre il ranocchio di figlio sviluppa una personalità aggressiva e dispettosa verso la madre: le tagliuzza gli slip, fa sparire le foto con Bruno e sembra posseduto dallo spirito paterno…fantasma malefico o di cattiva coscienza? 


Bava sa ancora dire la sua, calando una ghost story vecchia come il cucco nel mondo attuale, cambiando i fattori, ma non le regole. Non più cripte o castelli, ma una cantina desolata; basta spettri di bisavoli lascivi, vai con una storia più prosaica ma con twist soprannaturale. Anche la Nicolodi interpreta un ruolo che quindici anni prima sarebbe andato a Barbara Steele, solo più nuda e torbida. Daria ha una bellezza più androgina, da quadro di Egon Schiele.


E Bava la esalta rendendola protagonista di uno dei suoi effetti speciali più riusciti: la scena in cui Dora ha un amplesso con lo spirito del defunto marito e i suoi capelli si rizzano verso l’alto, ottenuta facendo sdraiare l’attrice su una panca girevole su cui è attaccata anche la cinepresa che zooma su un bel primo piano. La panca viene ribaltata e grazie anche alla bella espressione di lascivia di Daria, l’amplesso spettrale è servito; artigianato di classe. Semplice, ma che vale tutto il film. Bava era anche e soprattutto questo, e lui stesso si è sempre considerato tale, un artigiano buono solo per l’Italia. Anche se a volte mi chiedo se non avesse qualche compiacimento nel pensarlo.


Shock è un film crepuscolare, asciutto e freddo; diverso eppure uguale agli altri prodotti di Marione. Purtroppo, è anche il suo ultimo film per il cinema, peraltro co-diretto assieme al figlio Lamberto per motivi di salute, in un ideale passaggio di testimone.

Dopo di lui, Mario dirigerà ancora il mediometraggio per la RAI La Venere d’Ille nel 1978, l’ultimo afterglow – cioè i bagliori post tramonto - a quel Gotico che era ormai cenere. Poi, anche lui è sceso nella cripta, dove spero che il suo ultimo ironico desiderio si avveri: “Cosa desidero per il futuro? Una bara colma di sangue nella quale io possa riposare in pace, potendo però uscire la notte per addentare sul collo i film che ho fatto”. Anche questa è immortalità.

Buona visione,


Curiosità: un primo trattamento di scrittura era intitolato Al 33 di Via Orologio fa Sempre Freddo.

Trailer



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