Autore: Tracy Chevalier
1664. Vermeer raggiunge il picco del successo. E venderebbe molti dei suoi quadri se non fosse tanto lento a dipingere.
Ma sono anche gli anni in cui la povertà incombe, e Griet, allora sedicenne, sarà costretta a lavorare come domestica nell’abitazione del pittore. Ha solo un compito: pulire il suo atelier. La stanza segreta e proibita in cui dipinge. E solo lei potrà accedervi.
Addentrandosi tra quelle mura, farà presto i conti con la gelosia della moglie, il carattere burrascoso delle figlie e le parole sanguinose della servitù. Ma quando Vermeer incrocia i suoi occhi grandi, la terra sembra tremare. Ribaltarsi. Griet penetra nella sua vita silenziosamente, con gli occhi bassi e il timore costante di sbagliare. Dolce e introversa, conquisterà un altro uomo che, a detta della famiglia, avrebbe potuto offrirle una vita migliore di questa. Ma qualcosa la spinge sempre in un’altra direzione. Quella opposta che la conduce all’atelier, in cui osserva Johannes dipingere le sue modelle. E quante volte si è immaginata al loro posto! Le fantasie vengono però infrante dagli sguardi minacciosi e sospetti della moglie Catharina, che diffida di lei e tenta di calpestarla in ogni modo. In effetti Griet nasconde un segreto: lavora per il marito. Macina i colori. Assiste all’esecuzione dei suoi quadri. Arriva dove nessun’altra donna sarebbe mai arrivata. Nemmeno la coniuge. Nemmeno le amanti.
Anni dopo, Vermeer le chiederà di farsi ritrarre. Non come una domestica. Ma come una signora. E gli orecchini di perla sono un requisito necessario. Griet si paralizza. Uno scandalo. Una serva che indossa i lussuosi accessori della moglie, che, per altro, il pittore ha sempre rifiutato di dipingere. Sarebbe stata la fine per entrambi. Eppure non sa dirgli no. E posa per lui. Dal niente, Griet arriva a toccare con mano lo sfarzo fino a sfoggiarlo. Ma la vergogna è sempre più vicina. E con essa l’addio al ricco Quartiere dei Papisti. Solo dieci anni dopo scoprirà la morte di Vermeer, il quale le ha lasciato in eredità gli orecchini di perla indossati quel giorno. Si dice che quel quadro che la ritrae con le labbra dischiuse, il turbante azzurro e il pendente, nessuno l’abbia mai visto. Oltre lei. E il figlio. La storia è frutto dell’invenzione di Tracy Chevalier, che ha dato vita a La Ragazza con l'Orecchino di Perla.
Il titolo e la copertina sviluppano grandi aspettative, eppure non posso nascondere la delusione che ho provato quando ho terminato la lettura. Un finale poco sensato e il dubbio costante sui protagonisti: sono amanti oppure no? C’è qualcosa o è un semplice rapporto serva-padrone? Spesso, soprattutto alla fine, l’autrice si perde in dettagli irrilevanti e la narrazione procede fin troppo lentamente. Non è stato il libro peggiore che abbia letto, ma nemmeno il migliore.
Qui il libro
Buona lettura,
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