Autore: Francesco Cheynet, Lucio Schina
Dopo I Segreti di Greystone, ecco che torna in campo l’accoppiata formata da Francesco Cheynet e Lucio Schina, con questa collaborazione che ci introduce al curioso personaggio di Guerino Manforte.
Sinossi
Raggiunta l’agognata pensione, l’ex ufficiale dei carabinieri e detective privato, Guerino Manforte, decide di tornare a Roccabuona insieme al suo amico, un cane di nome Ottone, con la speranza di dedicarsi alla cucina e agli altri suoi hobby. L’accoglienza bonaria che la comunità gli offre e un borgo che non ricordava così bello, incastonato fra le montagne dell’Appennino centrale e ancorato ai ritmi e alle abitudini del passato, sembrano confermargli la bontà della sua scelta.
Sarà però Jerry, sconclusionato proprietario di una libreria, a coinvolgerlo in una strana vicenda suo malgrado: la morte di un certo Ignazio Veronesi, avvenuta cinque anni prima nella casa di riposo Villa Azzurra. Anche se appare insensato dar credito alle sue teorie, alcune strane coincidenze convinceranno Guerino a occuparsi del caso.
Il libro, come scritto nell’introduzione, si concentra sulla prima indagine di Guerino, lasciando quindi intendere che il vecchio pensionato probabilmente in futuro non riuscirà a tenersi lontano dai guai e dai misteri irrisolti.
La scrittura è piacevole e scorrevole e consente una lettura facile e senza interruzioni, fattore quanto mai importante per il sottoscritto e, immagino, per la maggioranza dei lettori. Sarebbe curioso a tal proposito sapere in che modo i due abbiano deciso di combinare le idee e il metodo di scrittura, per arrivare poi alla stesura finale.
La fase iniziale prevede l’introduzione del personaggio principale, Guerino Manforte, con abbondante e dettagliata presentazione che alla fine rende l’ex poliziotto quel vicino di casa che ti sembra di conoscere da una vita, grazie anche allo soffermarsi su semplici gesti legati alla quotidianità che contribuiscono senz’altro ad una caratterizzazione ben realizzata.
Tra le altre cose, veniamo anche a conoscere il suo buon gusto letterario, vista la lettura di
Follia di
Patrick McGrath (di cui abbiamo parlato da poco) nella prima parte e quella de
L’Istituto di zio
Stephen nella seconda (un romanzo che ho trovato assolutamente fantastico, tra i migliori di
King). In mezzo a questi ecco che non mancano accenni più o meno diretti a film di un certo spessore, così come mi era già capitato di riscontrare nei precedenti lavori di
Schina, che evidentemente non appare insensibile al citazionismo d’autore (approved 😉).
Anche in seguito alle presentazioni di cui accennavo sopra, la storia ci mette un bel po’ ad ingranare, concentrando il grosso dell’indagine a partire dalla seconda metà del libro. Quando però si entra nel vivo ecco che gli intrighi iniziano a farsi molto intriganti, con collegamenti a volte un filo contorti, ma sempre ben seguibili, grazie anche alla felice idea di riportare brevi sunti di quello che è accaduto, spesso come appunti mentali presi dallo stesso Manforte, ma che alla fine giovano senza dubbio anche al lettore, un po’ come accade per il finale.
Insomma, se siete stanchi dei soliti thrilleroni internazionali di successo, e volete godervi una piacevole indagine made in casa nostra, Il Passato non ha Alibi potrebbe essere la soluzione vincente. Non è troppo lungo e offre una buona compagnia.
Consigliato
Buona lettura,
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