Regia: Dario Argento
A dieci anni dall’ultimo lavoro, l’ormai ottantenne Darione nostro ha deciso di regalarci ancora una pellicola diretta da lui medesimo, un ritorno al brivido. Peccato che l’unico tremore lo ha avuto il portafoglio all’idea di andarlo a vedere in sala, idem sui corsi d’acqua alternativi; che poi sono stati gli unici brividi mantenuti.
Roma: un killer di prostitute, che sgamiamo appena compare in scena in abiti normali, prende di mira la escort Diana; lei nel tentativo di sfuggirli con l’auto tampona una macchina, perde la vista e causa la morte di due cinesi che erano a bordo dell’altra vettura. In seguito adotterà – diciamo così – il bambino cinese che era bordo e che si è salvato.
Da qui poi Argento e Ferrini devono aver perso la sceneggiatura perché non è che succeda molto altro, a parte che l’assassino prende sempre di mira Diana che però è accompagnata da un cane per ciechi e dal pargolo dagli occhi a mandorla. Il tutto per la durata di un’ora e venti che però viene percepita come di due. Brrr! Brivido? No, sbadiglio.
Non sono uno che pensa che Argento debba rimanere sempre quello di Profondo Rosso e compagnia sgozzante, dopo Phenomena riesco ancora a salvare qualcosina (giusto i due Masters Of Horror e poco altro), ma l’unico pregio che gli riconosco da trent’anni a questa parte è quello di far rivalutare il film precedente ad ogni nuova uscita; è non è un complimento…In Non Ho Sonno e La Terza Madre, si vedevano i suoi sprazzi di tecnica, quelli che ti facevano dire: “Cazzo, ma allora vedi che sei ancora capace?!”, qua invece sembra di guardare una anemica fiction Rai in prima serata, nonostante ci sia il fido Sergio Stivaletti agli effetti speciali, che lascia una zampata giusto nel primo omicidio e nelle altre (poche) scene che gli hanno messo a disposizione.
Forse la soluzione del caso è proprio questa: a Dario hanno sostituito il copione e non gli hanno detto che era su “Scherzi a Parte”. Brrr! Brivido? No, raffreddore.
Ilenia Pastorelli dietro le lenti scure se la cava bene come Diana, anche se ricalca a grandi linee il ruolo che faceva in Lo Chiamavano Jeeg Robot, ma lì era dolcissima, qui al massimo un po’ spaesata. L’idea della protagonista che perde la vista e deve imparare a convivere con la sua nuova condizione e sul suo rapporto col cane guida avrebbe meritato di più; infatti, sono state le uniche scene che mi sono piaciute, anche di più delle tette della Pastorelli. Si sarebbe potuto calcare in quella direzione – la cecità, non le tette, furbetti – anche a costo di fare un film sulla falsariga di Occhi di Laura Mars, in stile gioco al gatto e topo con la non vedente. Magari il nostro Dario avrebbe saputo tirare fuori qualcosa di più collaudato, ma almeno più consono a lui.
Qua c’è solo un piattume degno del primo cassonetto Amiu. C’è anche Asia Argento nel ruolo poco credibile – forse perché non sopra le righe? – dell’istitutrice per ciechi. Dimenticatevi anche le musiche da alta tensione, qua abbiamo il peggiore unz unz della storia. Brrr! Brivido? Sì, da ciofeca!
Il nostro ha ormai passato l’ottantina, e forse è anche stanco; per cui auguriamo a Dario una pensione, quella sì, d’Argento.
Spettatore avvisato, mezzo brividato.
Infelice visione,
Ho perso tempo a guardarlo...
RispondiEliminanon so se isa peggio questo o Dracula sempre di Argento