Inventing Anna: La Recensione della Serie TV



Ideatore: Shonda Rhimes


Trama


Un'ereditiera tedesca appassionata di moda e arte di nome Anna Delvey viene arrestata. Vivian, una giornalista incinta, decisa a fare chiarezza e a raccontare per prima la sua storia, comincia ad indagare sul caso.

Anna è la più grande truffatrice di New York o è semplicemente il nuovo ritratto del sogno americano? In attesa del processo a suo carico, l'ereditiera stringe un controverso rapporto con la giornalista, che cerca di risolvere il più grande mistero che affligge New York: chi è davvero Anna Delvey?


Recensione


Questa storia è completamente vera tranne che per tutte le parti che sono totalmente inventate”.


Così esordisce ogni episodio, una sorta di avvertenze per l’uso, a sottolineare quanto dietro alle bugie si possano celare mille verità (e viceversa). Ed è proprio questo il fulcro della vicenda narrata dal nuovo prodotto targato Shonda Rhimes, la storia di Anna Delvey, interpretata da Julia Garner (Ozark), ovvero la costruzione a tavolino di un'identità, di una finzione, con l’intento di emergere nel mondo dei potenti di New York.

Un mondo in cui un cospicuo conto in banca e una esteriorita’ vincente sono il miglior biglietto da visita, in cui il tam tam dei social, tra eventi esclusivi, alberghi lussuosi e outfit impeccabili, sono la facciata che garantiscono visibilità e credibilità.

Una sorta di “sogno americano” dei giorni nostri, in cui una ereditiera benestante (o così fa credere) si permette di sfidare con abilità e arroganza i potenti delle banche e i ricconi della Grande Mela.


Una serie contemporanea, sulla sete di potere, con una protagonista detestabile che ostenta un benessere economico (reale o presunto) sui social per avere visibilità e notorietà. E’ sicuramente una serie attuale, metafora della società moderna, di ciò che è diventata, a caccia di like, che brama l’apparenza, ma che poi manca di sostanza e da questo punto di vista è una serie abbastanza interessante.

Purtroppo però la prima parte, che si sviluppa come una sorta di giallo sul mistero della vera identità della protagonista, attraverso l'indagine condotta dalla giornalista Vivian, procede in modo lento e ripetitivo, senza portare nessuna svolta; solo negli ultimi due episodi (i più interessanti) vira in una sorta di “legal drama”, e vediamo sia il processo legale che una serie di elementi che svelano il personaggio nella sua interezza.


Inoltre si arriva alla fine chiedendosi perché mai i più potenti e competenti di New York le abbiano davvero prestato milioni di dollari, e qui ci sono delle evidenti carenze di sceneggiatura; in secondo luogo anche la caratterizzazione dei personaggi è piuttosto superficiale e non permette allo spettatore di entrare in empatia con loro: Anna non rivela acume, intelligenza, ma solo arroganza e superficialità; come minimo una persona che è riuscita a metter su il più grande inganno degli ultimi tempi dovrebbe rivelare talento e genialità. Per non parlare della giornalista Vivian, Anna Chlumsky, la cui interpretazione è rimasta alle smorfiette e gli occhioni spalancati di quando recitava da bambina. Anche il loro rapporto, la relazione che si crea tra le due non coinvolge mai fino in fondo.

Una serie con delle buone premesse, che poteva rivelarsi un interessante legal drama, ma che è stato trasformato in un racconto disarticolato e piuttosto lento, in cui mancano elementi fondamentali per una buona presa sul pubblico.

Giudizio complessivo: 6

Buona visione,


Trailer



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