Il film, spinoff/midquel della serie tv Gomorra, riprende il personaggio di Ciro Di Marzio, interpretato da Marco D’Amore, in un susseguirsi di vicende a cavallo tra la quarta e la quinta stagione della serie televisiva.
Dopo la felice esperienza di The Queen of Black Magic, ho voluto dar fiducia alla Rapi Films recuperando anche Satan’s Slaves, film del 2017 scritto e diretto da Joko Anwar, che già era stato autore della sceneggiatura del sopracitato film diretto da Kimo Stamboel.
1882, Marian Brook, dopo la morte del padre che l'ha lasciata sola e indebitata, si trova senza alcuna risorsa e così costretta a trasferirsi a New York presso le sue anziane zie, esponenti della "vecchia aristocrazia" newyorkese, chiusa al cambiamento sociale e all'integrazione coi "nuovi ricchi".
Ecco ragazzi, il buon Valerio Lundini con questo libro ci dimostra come leggere non è una tortura. Lo fa con una raccolta di storie, semplici, diverse tra loro, rappresentazioni di sprazzi bizzarri di vita, che partono con l’essere normali, degenerando poi fino all’inverosimile.
Squadra (di ammazzavampiri) che vince non si cambia. Così tre anni dopo il capostipite, ecco pronto il numero 2, dove Charlie e Peter Vincent fronteggiano ancora la minaccia con la V: Violenza di Vampiro Vendicativo.
Torniamo, finalmente, con una nuova puntata dl vostro (e nostro) format del cuore: Affinità e Divergenze (e questa volta proprio di nome e di fatto). Dopo aver scritto de L’Esorcista (libro e film) non potevamo non parlare di un’altra pietra miliare dell’horror moderno: Rosemary’s Baby.
Un'ereditiera tedesca appassionata di moda e arte di nome Anna Delvey viene arrestata. Vivian, una giornalista incinta, decisa a fare chiarezza e a raccontare per prima la sua storia, comincia ad indagare sul caso.
"Era così che funzionava. Ovunque lui andasse, purché avesse un luogo lontano dagli indiscreti raggi di sole chiamato casa, il suo corpo rimaneva umano".
Doveva intitolarsi La Tigre dai Denti a Sciabola, ma dopo tre film con animali nel titolo, era ora di cambiare. Doveva avere le musiche dei Pink Floyd, ma la band era alle prese con la registrazione di Wish you were here e la presenza/assenza di Syd Barrett che ingombrava ancora.
Anthony, fratello maggiore della famiglia Bridgerton, carico di doveri e responsabilità, deve portare avanti il buon nome e l’onore della famiglia. Decide perciò che è giunta l'ora di prendere moglie e la sua ricerca della viscontessa perfetta sarà dettata dalla ragione, dal dovere e dalla praticità. Ma l’arrivo a corte di Kate Sharma e sua sorella Edwina cambierà le carte in tavola. Il bel Visconte farà fede alla razionalità o si farà trasportare dalle ragioni del cuore?
Recensione
Se qualcuno si sta ancora chiedendo se l’assenza del Duca si sia fatta sentire in questa nuova stagione, vi tolgo il dubbio con un secco “no!”
Questa volta è il turno del bel Visconte Bridgerton di occupare la scena, con la ricerca della “moglie perfetta” e, fin dalla prima inquadratura, sappiamo già come e con chi andrà a finire; ma il percorso sarà costellato di imprevisti e difficoltà, oltre che di balli, sguardi languidi e dichiarazioni d’amore appassionate. Tutto scontato e prevedibile, alla Bridgerton! Ma questa stagione subisce un cambio di rotta e si arricchisce di nuovi elementi: abbandonate quasi del tutto le scene di sesso (ma qualcosina è comunque rimasto 😉), ci si concentra maggiormente sullo sviluppo dei personaggi (anche perché sulla trama c’è poco da concentrarsi), aggiungendo una nota drammatica alla vicenda.
A cominciare proprio da lui, il protagonista, Anthony, che ha sulle spalle tutto il peso della famiglia e della gestione del patrimonio, dopo che la morte prematura del padre lo ha lasciato a capo del viscontado, ancora troppo giovane per saperlo gestire. Commoventi i flashback che mostrano il passato dei Bridgerton, il lutto subito e come ognuno lo ha affrontato. Un evento che ha lasciato segni indelebili nella famiglia e che ognuno ha metabolizzato come meglio ha potuto: dai sensi di colpa di Lady Violet per non aver saputo reagire per lungo tempo, al peso del senso del dovere di Anthony, alla voglia di conoscere il padre del piccolo Gregory.
Ma le novità non si fermano qui. Sì perché accanto alla storia d’amore che, tra mille difficoltà, troverà il suo coronamento finale, si sviluppano una serie di storie satellite anche più interessanti della principale: l’inaspettata Lady Featherington (la madre di Penelope), che tra sotterfugi e manipolazioni riesce a trasformare un personaggio marginale e antipatico in un’eroina disposta a tutto per proteggere le proprie figlie; Eloise, ribelle e anticonformista, a disagio nei panni che la società le vuol fare indossare (sia quelli reali che metaforici), ma allo stesso tempo dispiaciuta di esser continua fonte di delusione; e infine Penelope, costretta suo malgrado a fare da tappezzeria ai balli, invisibile perfino alla madre, trova la sua rivalsa come Lady Whistledown. Togliendosi qualche sassolino dalla scarpa, si costruisce un business vero e proprio, con astuzia e abilità imprenditoriale. Ma mantenere l’identità segreta diventa sempre più difficile e gli eventi di questa stagione lo confermano; come si evolverà allora la storia di questa ragazza apparentemente docile e remissiva?
Tante novità dunque, ma anche la costante di quegli elementi iconici e leggermente trash che tanto amiamo: abiti scintillanti, balli seducenti e una scelta musicale tutta contemporanea (adoro l’uso di “Material Girl” all’ingresso al ballo delle ragazze in cerca di marito). Shondaland ha fatto centro anche stavolta!
“Due anni prima di andarsene di casa mio padre disse a mia madre che ero molto brutta. La frase fu pronunciata sottovoce, nell’appartamento che, appena sposati, i miei genitori avevano acquistato al rione alto, in cima a San Giacomo dei Capri.
Unorthodox è una miniserie Netflix tratta da una storia vera che racconta di Esther Shapiro, un'ebrea ultra ortodossa che fugge dal suo quartiere di origine a Brooklyn per trasferirsi a Berlino.
Il marito, insieme a un cugino poco raccomandabile e con il beneplacito della comunità, cercherà di rintracciarla e riportarla indietro.
La storia è intrigante e fin dalla prima puntata sei curioso di vedere come va a finire. Risulta anche molto interessante scoprire come funziona il mondo degli ebrei ultra ortodossi e la serie pian piano ti farà capire che cosa ha spinto Esther a lasciare la sua vita e la sua famiglia negli USA.
Oltre a una storia che incuriosisce, il punto di forza di Unorthodox è l'attrice che interpreta la protagonista, Shira Haas. Attrice che non avevo mai visto prima sullo schermo ma che regala un'interpretazione magistrale, stupefacente, meravigliosa. Regge da sola tutte e quattro le puntate con una naturalezza e spontaneità eccezionali. Segnatevi questo nome perché secondo me farà strada.
L'unica pecca della serie, volendo proprio fare i pignoli, è un finale un pelo frettoloso che lascia tante trame e sottotrame in sospeso. Va bene il finale aperto ma forse le questioni irrisolte sono un po' troppe. Nulla che però pregiudichi, a mio parere, la qualità e la godibilità della serie.
"Alla fine tornerai strisciando dalla nostra comunità, ma allora sarà troppo tardi".
C’è stato un grande accanimento contro Morbius, ma almeno è meglio di Venom no? No forse Venom era meglio XD, ma trovo sia veramente stupido mettere a paragone 2 film con gli stessi difetti.
Adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo, La Figlia Oscura di Elena Ferrante, il film presenta come protagonista Olivia Colman, ormai attrice in stato di grazia, che anche in questa pellicola dimostra di meritare la candidatura agli Oscar 2022.
Non Ti Voltare (Ne Te Retourne Pas, in lingua originale) è un film del 2009 diretto da Marina de Van che potete trovare su Prime Video, ma fidatevi di me, fate tutto il possibile per non trovarlo.