Seance - Piccoli Omicidi tra Amiche: La Recensione del Film



Regia: Simon Barret

Dopo aver scritto la sceneggiatura di svariati film (alcuni diretti poi dall’amico di merende Adam Wingard), essersi concesso alcune apparizioni in veste di attore, e aver diretto in prima persona un paio di segmenti dei V/H/S, Simon Barret decide che è arrivata l’ora di cimentarsi col primo lungometraggio dietro la macchina da presa.

Seance, film del 2021 uscito in Italia da non molto tempo, costituisce quindi il suo esordio e onestamente devo ammettere che abbiamo avuto esordi migliori, giusto per non partire aggressivi sin dal principio. Non che dal titolo (con quel “Piccoli Omicidi tra Amiche” aggiunto alla versione italiana) e dalla locandina mi aspettassi il capolavoro del secolo, ma speravo in una realizzazione quantomeno dignitosa che riuscisse almeno a garantire un intrattenimento piacevole.

Brevemente la trama. Camille è una studentessa che riesce finalmente ad entrare in quell’Accademia che tanto ha desiderato, ma il suo ambientamento non è semplice. Ben presto arriva allo scontro con un gruppo di ragazze che risultano coinvolte nella strana morte di una studentessa avvenuta qualche tempo prima e che da quel momento sembra divertirsi ad apparire alle compagne. I delitti continueranno e le amiche non saranno poi così amiche.


I presupposti non erano malaccio, anche in virtù dello scherzone iniziale ben riuscito e che sembrava poter indirizzare il film verso quella tendenza a non prendersi troppo seriamente che sicuramente avrebbe potuto giovare alla faccenda, ma purtroppo da lì in poi sono cominciati i guai (e non solo per le ragazze protagoniste).


La storia della studentessa morta e del suo fantasma che si aggira per la scuola credo sia stato visto in almeno 723 pellicole orientali (mi scuso se ne ho scordata qualcuna), per cui diventa chiaro che per poter ambire almeno ad una sufficienza di stima serviva qualcosa di decisamente originale o fuori dagli schemi, mentre invece gli schemi sono talmente semplici e prevedibili che non c’è margine per particolari apprezzamenti.

Lo script appare quindi deboluccio e tenuto insieme col nastro adesivo, in virtù di molteplici situazioni decisamente forzate e poco credibili, utilizzate solo per poter ricomporre la sceneggiatura e non lasciare buchi neri capaci di inghiottire anche il più ottimista degli spettatori.


L’intrattenimento è scarso e il film si trascina pigramente senza troppi guizzi; in mezzo ci ritroviamo dinanzi ad un gruppo di ragazze diversamente intelligenti, rese piuttosto anonime da una recitazione non troppo convincente (forse tenderei a salvare solo Suki Waterhouse, che perlomeno nel ruolo di Camille riesce a non risultare fastidiosa come le altre). Anche la ben più esperta Marina Stephenson Kerr, nei panni dell’austera direttrice, risulta eccessivamente impostata e poco spontanea nel ruolo per lei ritagliato.

In aggiunta a tutto ciò, va detto che la pellicola non spaventa (ed in teoria sarebbe pure una mezza ghost story), non regala sangue a sufficienza (sarebbe uno slasher) e gode di un finale che sarebbe anche potuto risultare interessante qualora fosse stato presentato con un minimo più di pathos.

In definitiva si salva quindi veramente poco, motivo per cui non lo consiglio neppure a quelli che tendono a trovare qualcosa di buono anche dove qualcosa di buono non c’è.

Giudizio complessivo: 4.5

Infelice visione,


Trailer



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