Voci Dal Profondo: La Recensione del Film



Regia: Lucio Fulci

L’ultima fase della carriera e della vita di Fulci ha un pensiero costante: la morte.

Non solo la Morte Cicca, ma anche i temi connessi a ciò che succede quando uno muore: l’aldilà, l’assenza, il ricordo. E più prosaicamente, la putrefazione del corpo.

Giorgio Mainardi (Duilio del Prete), è un affarista ricco e cinico che muore a seguito di un’emorragia interna. Al capezzale stanno i parenti in attesa di spartirsi l’eredità: il fratellastro, la moglie del padre paralitico, l’amante ecc. Ma il defunto lascia tutto alla figlia Rosy (Karina Huff), e mentre il suo corpo marcisce nella bara, Giorgio appare in sogni affannosi alla figlia, incitandola a scoprire la verità sulla sua morte, mentre ai famigliari toccano incubi…


Il penultimo film di Fulci è tratto da un racconto scritto da lui stesso e contenuto nella raccolta Le Lune Nere. Non è uno degli horror a cui ci ha abituati negli anni Ottanta, anzi: il tono è più personale, elegiaco e assieme al successivo e ultimo film, Le Porte Del Silenzio, riflette sulla perdita e l’ineluttabile. Anche se dei due, Voci Dal Profondo è più digeribile e concreto.                    


E’ un giallo con ricerca personale del colpevole, anche se non mancano pillole d’horror, come l’incubo delle uova al tegamino che diventano occhi, oppure quello circolare nella cripta dalla quale escono gli zombi della coscienza a soffocare il fratellastro di Mainardi. Così come ci sono momenti più schifiltosi, tipo le varie fasi della decomposizione di Giorgio, prima con polvere e ragnatele, poi con l’uscita di vari liquami dagli orifizi e il ronzio degli insetti, fino agli squarci che si aprono sul volto e la voce fuori campo che incita: “Rosy, fai presto! Non c’è più tempo!”. Un perfetto spot pro-cremazione.

Ma è tutto a servizio di altri temi, cioè il ricordo dei propri cari, la memoria, il dolore, aspetti che Fulci sente molto suoi e molto vicini, dato che di salute era già malandato. Da ultimo, riserva una frecciatina sull’innocenza dei bambini come arma verso gli adulti, ma non dico altro per non spoilerare sul whodunnit.


Duilio del Prete, il Necchi del primo Amici Miei, è Giorgio ed è meno ingessato da cadavere che da vivo (si fa per dire), ma se non altro è credibile nei panni dell’uomo stronzo col vizio del sesso. Karina Huff, la dolce Susan di Sapore di Mare è più stropicciata, ma per il ruolo di figlia in lutto va bene; ognuno lo esprime come può. Fulci invece si ritaglia il cammeo del medico legale che esegue l’autopsia e garantisce anche la quota frattaglie esposte.

Quindi, se volete un home video vecchia maniera, da seconda serata, con quella punta di nostalgia per le sepolture d’una volta, Voci dal Profondo è la visione funerea che fa per voi.

Rust in peace, cantavano i Megadeath. E avevano ragione.

Buona visione.


Trailer



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