The Boxer's Omen: La Recensione del Film



Regia: Kuei Chih-Hung


Trama


Quando suo fratello rimane paralizzato dopo un violento incontro di boxe, Chan decide di vendicarsi del lottatore Thailandese che lo ha massacrato, ma finisce invischiato in qualcosa di più grande di lui.



I’m not afraid of you. Show me what you got. AAAAAAAAAAAAAAH!


Mi rifiuto categoricamente di pensare che Kuei Chih-Hung avesse una minima idea di cosa stesse facendo, quando scriveva The Boxer’s Omen. Non è possibile.

Ora, diciamo che una certa sfiducia verso opere, registi, o tutti e due insieme, non mi è nuova in realtà. Questo è più che altro amplificato e in certa misura dovuto da analisi di terze parti che, dalla mia prospettiva, rischiano di finire in estremi overanalyzing di singole scene, immagini e tecnicismi, mancando completamente il bersaglio.

Non è una critica, anche perché non è rivolta a nessuno, tantomeno che la riconosco più che altro come limite, o persino bigottismo da parte mia, ma tant’è.


The Boxer’s Omen è, comunque, tutto un altro discorso, non credo di aver mai visto nulla del genere. Non ha niente a che vedere con inquadrature e immagini, quanto con il martellante, incessante e sempre più disgustoso livello di demenza visionaria e senza senso che Chih-Hung filma. 

In bilico fra l’autismo e il puro genio, Kuei salta da una trama all’altra come gli pare a lui, dimenticandosi completamente della prima per poi ritornarci sopra a sorpresa. I combattimenti soprannaturali tra stregoni sono malati. Le magie, per essere utilizzate, includono sempre disgustosissimi rituali e vomitazzi, brodaglia, sangue e bava che viene masticata, sputata, rimasticata, sputata e rimasticata all’infinito.

Che cazzo è questo film. Che cazzo è questo film. Che cazzo è sto film!

Buona visione,


Trailer




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