Regia: Wayne Berwick
Ci sono quei film che, quando ne senti parlare, fanno scattare in te quell’incomprensibile (o forse no) voglia di mettergli le mani sopra, vuoi per un titolo stuzzicante, vuoi per una locandina promettente, oppure per una storia a dir poco accattivante.
Beh, Microwave Massacre racchiude in se tutte queste 3 peculiarità, inserendosi di prepotenza all’interno di quell’elenco (in costante aggiornamento) di film trash folli che non si vergognano della loro demenzialità intrinseca, regalando sequenze indimenticabili e risate grossolane.
Brevemente la trama. Donald è un uomo abbastanza sfigatello, che vive di espedienti e di delusioni, soprattutto da quando la moglie inizia a preparare discutibili pasti gourmet cucinati con l’ausilio di un microonde nuovo fiammante. Un giorno, ubriaco, uccide involontariamente la signora durante una lite e, per sbaglio ne mangia un pezzo. Da qui capirà quale sarà la sua dieta del futuro.
Microwave Massacre è la classica black comedy di fine anni ’70 scorretta fino al midollo, diretta da quel Wayne Berwick che, dopo questa perla, purtroppo non è riuscito a sfondare nel mercato cinematografico (chissà come mai).
L’introduzione, con musiche tipicamente anni ’80, e una figa a passeggio nei pressi del cantiere dove lavora il protagonista, fa già capire quale sarà il tenore del film, dando una mano a proseguire ad eventuali spettatori non del tutto convinti della scelta effettuata pochi minuti prima pigiando Play.
E poi ecco arrivare il presunto MVP della partita, un bel forno a microonde che però purtroppo non miete vittime come la mente folle di pochi di noi appassionati si sarebbe aspettato. Lo dico subito perché è giusto saperlo, chi si aspettava un Killer Sofa formato microonde o ad un Refrigerator con altre frequenze e temperature resterà deluso, perché il pericolo si cela altrove. Ma non preoccupatevi, il vostro bisogno di trash sarà egualmente soddisfatto.
I due coniugi, finchè restano in vita, si caricano la pellicola sulle spalle, uscendone vincitori, grazie ad una recitazione volutamente sopra le righe, che mette in evidenza le tipiche schermaglie famigliari e soprattutto la loro grande abilità come caratteristi. Jackie Vernon in particolare regala una prestazione memorabile, non facendosi mancare neppure diversi ammiccamenti alla camera, giusto per compiacersi un po’ e cercare quasi l’approvazione per ciò che stava combinando.
La scorrettezza di cui si fregia il film riesce a manifestarsi anche grazie ad alcune scene a dir poco bizzarre, realizzate con effetti spesso ridicoli e figli di un budget con il quale avrei fatica a fare colazione per due giorni di fila. Il sangue spruzza in maniera quasi sempre casuale e spesso il prodotto sfocia in un lavoro semi amatoriale, ma per i fan più accaniti tutto ciò non sarà considerato un difetto.
Il fantastico finale chiude perfettamente il cerchio, lasciandoci speranzosi che film del genere non vadano perduti e che magari un giorno il forno killer arrivi davvero.
Buona visione e Go Vegan.
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