Regia: Roar Uthaug
Direttamente dalla fredda Norvegia, ecco qui un altro horror piacevole che, pur non raggiungendo le vette di alcuni suoi illustri conterranei (qualcuno ha detto mica Dead Snow e Dead Snow 2?), riesce ad intrattenere piuttosto bene e a soddisfare in maniera tutto sommato egregia gli amanti dello slasher nudo e crudo.
In cabina di regia troviamo tale Roar Uthaug che evidentemente, dopo l’esperienza trascorsa, ha deciso di chiuderla qui con questo genere, dedicandosi ad un disaster movie prima e alle vicende di Lara Croft poi. Anche i due sequel, che non ho visto e quindi non posso giudicare, non vedono comparire il suo nome, se non come co-sceneggiatore di Fritt Vilt II.
Brevemente la trama. Un gruppo di giovani decide di andare a fare snowboard in un luogo suggestivo, ma piuttosto fuori mano. Quando uno di loro cade e si demolisce una gamba, l’unica alternativa è portarlo in un vecchio albergo abbandonato. Ma se avete visto una quantità di film horror almeno pari al sottoscritto, sapete bene che è bene non fidarsi troppo dei luoghi abbandonati.
I paesaggi nordici innevati, che fanno da contorno a tutta la faccenda, sono decisamente suggestivi e riescono proprio a trasmetterti la voglia di infilarti lo snowboard sulle spalle e lanciarti giù da quei pendii splendidamente imbiancati.
Il gruppo di ragazzotti dalle dubbie qualità intellettive poi ce lo abbiamo, con perfino la presenza del classico esemplare sexy che chiaramente non può mancare, ed infine eccoci servito il luogo teatro della storia, quell’albergo abbandonato in mezzo al gelo che non può non rimandarci ad uno ben più illustre e che ha riempito di gloria il Maestro King e l’eccellente Jack Nicholson. Anche la scelta di intrufolarsi nella camera 237 è un chiaro rimando a quella roba lì, se i più distratti si fossero persi l’accostamento.
Detto ciò, citazioni a parte, il luogo appare senz’altro inquietante e, insieme alla caratteristiche sopra citate, pone delle ottime basi per il proseguimento della pellicola.
Verso la metà, nonostante la minaccia in agguato, comincia tuttavia a manifestarsi un po’ di staticità di troppo, che in alcuni casi potrebbe quasi dare origine a qualche sbadiglio, anche se per fortuna nella parte finale il ritmo si riprende piuttosto bene. In aggiunta a ciò segnaliamo una prestazione recitativa non esattamente da Oscar, della serie abbiamo visto di peggio, ma anche di mooolto meglio, e pure il villain, che negli slasher assume un’importanza quasi fondamentale, non appare eccessivamente incisivo, se rapportato a molti suoi iconici colleghi.
Tutte queste piccole sbavature vengono tuttavia compensate da un discreto comparto tecnico che, estetica a parte, riesce a trasmettere una buona tensione per gran parte del film, aiutato anche da suggestive musiche nelle fasi di fuga verso le ultime battute. Il finale, assolutamente atteso visto come si era svolto il tutto, nel complesso non dispiace e il pezzo “All My Friends are Dead” dei Turbonegro (RIP Hank) chiude dignitosamente il tutto.
Giudizio complessivo: 6.5
Enjoy,
Nessun commento:
Posta un commento